ROMA – Mario Monti sparge ottimismo, il vertice con i partiti consolida il percorso della Riforma Fornero. Un po’ più di flessibilità in entrata e un po’ meno in uscita, questo per grandi linee il compromesso possibile, grazie alle correzioni apportate da Fornero e consegnate a Monti. Dopo la firma di Napolitano il provvedimento potrebbe essere presentato al Parlamento già entro Pasqua. Il disegno di legge sulla Riforma del Lavoro, “limato”, non si discosta troppo dalle linee guida approvate al Consiglio dei Ministri del 23 marzo.
La lunga discussione tra Bersani e il primo ministro ha trovato u punto di convergenza su una indicazione chiara che quando il licenziamento economico è palesemente illegittimo resta il diritto al reintegro. La caduta dell’onere della prova a carico del lavoratore per dimostrare di fronte al giudice l’illegittimità del licenziamento economico che nasconde motivi disciplinari o discriminatori è un altro passo avanti. Così come il rafforzamento della conciliazione obbligatoria . Dall’altro lato, il Pdl ha ottenuto un ammorbidimento del giro di vite sui contratti a termine.
A Monti premeva, prima di tutto, cercare un accordo con le forze politiche che lo sostengono, onde evitare un Vietnam parlamentare dagli esiti imprevedibili. ll confronto con le parti sociali è importante ma l’esecutivo non può dar l’idea di esserne ostaggi, in primis per rassicurare l’occhiuta attenzione dell’Europa e gli eventuali investitori stranieri. La Cgil mantiene le sue posizioni, ma un accordo del Pd circoscriverebbe l’impatto della protesta. Analogamente, ma questo non era previsto, il precipitare della casa leghista è obiettivamente un aiuto al Pdl, che vede un po’ meno nere le prospettive elettorali delle amministrative imminenti.