Riforma Pa verso il naufragio: sindacati in pista e nuove assunzioni

Riforma Pa verso il naufragio: sindacati in pista e nuove assunzioni
Francesco Boccia: per lui la riforma della Pa vuole dire 4 mila nuove assunzioni. E magari più tasse per noi

ROMA – La riforma della Pubblica amministrazione procede, per ora per annunci e piccoli passi nelle commissioni parlamentari, si spera presto anche in concreto. Con una tecnica messa a punto a partire dal Governo Monti, quella dell’annuncio centellinato attraverso giornali avidi di notizie quanto boccaloni e acritici, i dettagli entrano nella cassa di risonanza accolti con trepidazione da milioni di italiani in attesa di conoscere il loro futuro.

La sintesi delle ultime novità la traccia Roberto Petrini su Repubblica:

“1.Prepensionamenti d’ufficio e obbligatori per gli statali che dovranno lasciare i lavoro al raggiungimento di 62 anni di età (e di 42 anni e sei mesi di contributi) invece dei 66 anni e 3 mesi previsti.

2.Abbandono forzoso, quando naturalmente ci saranno motivi organizzativi rilevanti, anche per medici e professori universitari che dovranno lasciare il lavoro a 65 anni invece di rimanere fino ai 70.

3. Vanno in pensione anche 4.000 insegnanti, dalle elementari alle scuole medie, che erano rimasti bloccati dalla riforma Fornero nel 2012: sono rimasti al lavoro due anni in più ma da settembre potranno abbandonare con il vecchio requisito di «quota 96» (60-61 anni più 36-35 anni di contributi raggiunti nel 2012)”.

Un’azienda sull’orlo del fallimento, come è lo Stato italiano, di fronte a questa riduzione di personale, peraltro molto costosa perché le pensioni a quei quattro mila gliele pagherà comunque lo Stato, cosa dovrebbe fare? Chiudere le assunzioni, tirarci su una bella riga e risparmiare un po’, non certo per ridurre le tasse già ingenti che i cittadini pagano, ma se non altro per non doverne imporre di nuove.

Invece, ecco come squittisce felice il presidente della Commissione Bilancio della Camera Francesco Boccia (Pd), marito di Nunzia Di Girolamo (Pdl):

“Largo all’assunzione di 4.000 giovani insegnati”.

Ecco in che mani siamo, ecco perché l’Italia andrà sempre peggio.

Sempre al primo posto nella copertura della riforma della Pubblica amministrazione (Riforma della Pa) anche per evidenti ragioni di mercato, il Messaggero di Roma riporta le ultime novità, nella sua edizione di domenica 27 luglio 2014

“Pensioni per giudici e professori, ecco cosa cambia: primo sì alla riforma della Pa”

e mette in evidenza alcuni punti caratteristici. Essendo tornati in gioco i sindacati degli statali, il dubbio è che tutto finirà sul binario morto dei giochi politici e dei pacchi di voti:

1 Mobilità obbligatoria: ma non per tutti, mentre i sindacati, rientrati in gioco bloccheranno poi tutto

Arriva la mobilità obbligatoria per i dipendenti pubblici entro 50 chilometri. Ma nel passaggio parlamentare sono state inserite alcune modifiche ed eccezioni. La prima è che i lavoratori che hanno figli sotto i tre anni o disabili a carico secondo la legge 104, dovranno dare il loro consenso ad un eventuale spostamento. Le norme, poi, recuperano un ruolo dei sindacati. Le confederazioni dovranno essere sentite per la definizione dei criteri che le amministrazioni dovranno decidere per i trasferimenti obbligatori dei dipendenti statali.

2 Mansioni più basse per salvare il posto, anche due passi indietro, magari tre…ma prima i sindacati dovranno dire la loro

I dipendenti dello Stato che saranno considerati eccedenti rispetto alle esigenze delle amministrazioni di appartenenza, per mantenere il posto di lavoro e non finire in mobilità, potranno accettare di svolgere mansioni inferiori rispetto a quelle previste dal loro contratto. Durante il passaggio parlamentare è stato approvato un emendamento che stabilisce che questa retrocessione non potrà essere maggiore di un livello. Anche in questo caso i sindacati dovranno essere consultati per stabilire i criteri del demansionamento.

3 Stop alle carriere parellele dei magistrati: poverini, costretti a lavorare fino a 70 anni e anche senza doppio lavoro…

I magistrati, siano essi ordinari, contabili o amministrativi, per assumere incarichi presso istituzioni, organismi pubblici o in uffici di diretta collaborazione dei ministeri, dovranno essere collocati fuori ruolo e non potranno in nessun caso essere messi in aspettativa. Nell’ultimo passaggio in Commissione Affari Costituzionali alla Camera è stato anche stabilito che decadranno anche le aspettative già concesse. Quella che si profila, insomma, è una ulteriore stretta sulle carriere parallele dei magistrati.

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