ROMA – Riforma della Pubblica Amministrazione: ecco le novità nei 26 articoli della bozza di riforma che il governo Renzi esaminerà nel consiglio dei ministri di domani, 13 giugno, anticipate dall’agenzia Public Policy. Ci sarà il divieto di assegnare incarichi di studio ai dirigenti. I dirigenti non potranno rimanere in carica più di tre anni e bisognerà rispettare le quote “rosa”. I dirigenti saranno reclutati con un concorso unico che varrà anche per il Parlamento. I dipendenti vicini all’età pensionabile potranno essere impiegati con contratti part-time nei 5 anni che precedono il pensionamento. Saranno ridotti gli uffici e tagliato il personale della pubblica amministrazione. Nei prossimi 5 anni saranno tagliate le spese. E saranno introdotte forme di telelavoro e di co-working.
DIVIETO DI CONFERIRE INCARICHI DI STUDIO AI DIRIGENTI. Il governo è delegato ad adottare, entro 6 mesi dall’entrata in vigore della riforma della Pubblica amministrazione, decreti legislativi per il riordino dei dirigenti e per “la valutazione dei rendimenti dei pubblici uffici”. La delega stabilisce che il governo nei futuri dlgs dovrà intervenire sulla “dimensione della dirigenza” presso le Pa: quindi “definizione, per ciascuna amministrazione, del numero massimo di dirigenti in rapporto al numero complessivo di dipendenti; distinzione tra dirigenti, aventi compiti di gestione di risorse umane e finanziarie, ed esperti con specifiche professionalità; divieto di conferire incarichi di studio ai dirigenti”.
MAX 3 ANNI INCARICHI DIRIGENTI. E RISPETTO QUOTE GENERE. I dirigenti delle Pubbliche amministrazioni potranno rimanere in carica massimo per tre anni, rinnovabili previa partecipazione ai concorsi pubblici. E nel conferimento degli incarichi dovrà essere rispettato “l’equilibrio di genere”. Il ddl prevede una serie di deleghe al governo, che entro sei mesi dall’entrata in vigore del disegno di legge, dovrà adottare decreti legislativi per il riordino dei dirigenti e per “la valutazione dei rendimenti dei pubblici uffici”. Inoltre, per quanto riguarda la durata del mandato, il governo dovrà prevedere “la definizione di presupposti oggettivi per la revoca” degli incarichi dirigenziali, “anche in relazione del mancato raggiungimento degli obiettivi”.
CONCORSO UNICO DIRIGENTI. PUÒ VALERE ANCHE PER IL PARLAMENTO. Concorso unico, con cadenza annuale, per il reclutamento di dirigenti della Pubblica amministrazione. Il ddl prevede una serie di deleghe al governo, che entro sei mesi dall’entrata in vigore del disegno di legge, dovrà adottare decreti legislativi per il riordino dei dirigenti e per “la valutazione dei rendimenti dei pubblici uffici”. Sempre per quanto riguarda i concorsi, la delega dovrà prevedere “l’esclusione di graduatorie di idonei; possibilità di reclutare con il concorso anche dirigenti di carriere speciali e delle autorità indipendenti; possibilità per gli organi costituzionali (come la Camera e il Senato; Ndr) di reclutare il proprio personale con il suddetto concorso”. E ancora: “Formazione della graduatoria finale alla fine del ciclo di formazione iniziale; assunzione a tempo determinato e successiva assunzione a tempo indeterminato previo esame di conferma dopo il primo triennio di servizio, con possibile riduzione della durata in relazione all’esperienza lavorativa nel settore pubblico o a esperienze all’estero”. In ultimo, per i dirigenti che non superano l’esame di conferma è previsto “l’eventuale ritorno alla qualifica di funzionario”.
POSSIBILE PART TIME 5 ANNI PRIMA DELLA PENSIONE. I dipendenti delle Pa non dirigenti, nei 5 anni che precedono il collocamento a riposo (ovvero la maturazione dei raggiunti limiti di età per andare in pensione) possono passare dal tempo pieno al part time dimezzando la prestazione lavorativa. L’ok dell’amministrazione può arrivare entro 60 giorni dalla domanda. “Nel caso in cui la trasformazione comporti grave pregiudizio alla funzionalità dell’amministrazione, in considerazione delle mansioni e della posizione organizzativa ricoperta dal dipendenti, l’amministrazione può differire, con provvedimento motivato, la trasformazione del rapporto per un periodo non superiore a 3 mesi”. Nella bozza del ddl si legge anche che “all’atto del collocamento a riposo il dipendente ha diritto al trattamento di quiescenza e previdenza che gli sarebbe spettato se fosse rimasto in servizio a tempo pieno nell’ultimo quinquennio”. Questa possibilità però, viene specificato nella bozza, non si applica “al personale che esercita competenze istituzionali in materia di giustizia, di difesa e di sicurezza dello Stato, di ordine e di sicurezza pubblica”.
ARRIVA TAGLIO UFFICI E PERSONALE PER AUMENTO SERVIZI. Riduzione degli uffici e del personale delle amministrazioni dello Stato con rispettivo rafforzamento degli uffici che erogano prestazione ai cittadini e alle imprese. Il ddl prevede una serie di deleghe al governo, che entro sei mesi dall’entrata in vigore del disegno di legge, dovrà adottare decreti legislativi per il riordino degli uffici centrali e di quelli periferici dei ministeri e degli enti pubblici non economici. Inoltre, la bozza di dl delega il governo a prevedere “la definizione del numero massimo di uffici dirigenziali, in rapporto al numero di dipendenti e alla popolazione residente nei relativi territori”. E ancora: “Possibilità di gestione unitaria dei servizi strumentali, attraverso la costituzione di uffici comuni e previa l’eventuale collocazione delle sedi in edifici comuni o contigui”.
TAGLIO SPESE PER 5 ANNI, ALMENO L’1% DI QUELLE 2013. Riduzione delle spese delle amministrazioni statali: le Pa dovranno, per i prossimi 5 anni, predisporre una riduzione delle proprie spese pari almeno all’1% di quelle sostenute nel 2013. Il ddl prevede una serie di deleghe al governo, che entro sei mesi dall’entrata in vigore del disegno di legge, dovrà adottare decreti legislativi per il riordino degli uffici centrali e di quelli periferici dei ministeri e degli enti pubblici non economici.
ARRIVANO TELELAVORO E CO-WORKING. Telelavoro e sperimentazione di forme di co-working e smart-working. Il ddl prevede una serie di deleghe al governo, che entro sei mesi dall’entrata in vigore del disegno di legge, dovrà adottare decreti legislativi per la conciliazione dei tempi di vita e lavoro nelle Pa.