Intesa sulle riforme: bicameralismo, meno parlamentari e più giovani

Pubblicato il 2 Marzo 2012 - 09:34 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Secondo quanto riporta il quotidiano la Repubblica, più poteri al presidente del Consiglio, meno deputati e senatori (tagliati sempre a 500 deputati e 250 senatori) e niente più sovrapposizioni tra Camera e Senato: a Palazzo Madama le Regioni e a Montecitorio lo Stato centrale. Questi in estrema sintesi gli accordi raggiunti, con una novità nel segno del ringiovanimento: sarà possibile essere eletti alla Camera a 21 anni e al Senato a 35 (attualmente la costituzione prevede 25 e 40 anni).

Raggiunto un primo accordo tra Pd, Pdl e Terzo Polo su un testo di 10 articoli che riformi la politica. Luciano Violante per il Pd, Gaetano Quagliariello per il Pdl, Ferdinando Adornato per l’Udc, Italo Bocchino per Fli: sono loro i quattro “saggi” che in parlamento stanno lavorando alle riforme costituzionali che prevederebbero competenze diverse per le due Camere, potere di revoca dei ministri da parte del presidente del Consiglio e sfiducia costruttiva.

Superato il bicameralismo. E’ prevista una divisione per materie tra i due rami del Parlamento. A dirigere il traffico legislativo dovrebbero essere i presidenti di Camera e Senato. Si riunirebbero per decidere, ogni tot mesi, di che si occuperebbe Montecitorio e di che Palazzo Madama. A quel punto una legge approvata in un ramo del Parlamento potrebbe essere richiamata nell’altro ramo solo in casi straordinari. Col risultato di guadagnare tutti quanti un bel po’ di tempo.

Poteri al premier. Non solo potrà indicare i ministri, successivamente nominati dal capo dello Stato, ma sarà dotato anche del diritto di revoca. Con un simile diritto Berlusconi, a suo tempo, avrebbe potuto dare il ben servito a Tremonti.

Sfiducia Costruttiva. Introdurrebbe un meccanismo in vigore nel sistema costituzionale tedesco. In questo modo il Governo può cadere solo se ne nasce un altro. Secondo Violante sarebbe “un modo per favorire i governi di legislatura”.

Tempi certi. Quello che secondo una formula poco amata dai “tecnici” si chiamerebbe potere d’agenda dell’esecutivo: comporta in pratica delle dead-line per l’approvazione e saranno i regolamenti parlamentari ad articolare forme e date.

Nuove regole per il Senato. Ci sarebbe poi, oltre al documento di riforme istituzionali, un regolamente del Senato messo a punto da Luigi Zanda (Pd) e Gaetano Quagliariello (Pdl) che il presidente Schifani vuole portare in giunta giovedì prossimo.In primo luogo, impedità che nascano neogruppi parlamentari che gli elettori non hanno mai votato. Rispettato il cambio di casacca, poiché costituzionalmente i parlamentari non hanno un vincolo di mandato, chi lascia il proprio gruppo parlamentare finisce nel calderone del gruppo misto. Stop anche ai cosiddetti pianisti, ossia quei parlamentari sorpresi a votare utilizzando il sistema elettronico degli scranni appartenenti ai colleghi, quando questi si sono allontanati. Schifani sta pensando a un sistema di voto con le impronte digitali. E la diaria potrebbe essere legata non solo alla presenza in aula ma anche a quella nelle commissioni, convocate in modo che non siano più sovrapponibili ai lavori dell’aula.