ROMA – E’ stato il giorno dell’incontro tra Matteo Renzi e Giorgio Napolitano sulle riforme dopo la presa di distanza di Silvio Berlusconi e il rischio che il “patto del Nazareno” salti.
Il premier è salito al Quirinale intorno alle 12 e l’incontro è durato più di un’ora. E proprio mentre il vertice al Colle era ancora in corso, Silvio Berlusconi da Milano ha detto: “Siamo pronti a sederci ad un tavolo per discutere sulla composizione del Senato. Ci siamo”.
Silvio Berlusconi da Milano ha inviato un messaggio riappacificatore: “Rispetto i patti. Se c’è uno che rispetta i patti quello sono io”. E se la prende con la stampa: “I soliti sciocchi mi hanno accusato, dopo la partecipazione a ‘Porta a Porta’, di non volere fare le riforme e di avere fatto dei passi indietro. Se c’è qualcuno e qualche parte politica cha da 20 anni chiede e vuole fare le riforme, questa è Forza Italia e Silvio Berlusconi”. “Quelle che arrivano – aggiunge- non sono le riforme del signor Renzi, ma sono le nostre. L’Italia ne ha bisogno perchè così non è un Paese governabile”.
Il vertice al Quirinale è stato chiesto da Renzi (ieri in un fuorionda ha detto al Capo dello Stato “Aspetto una convocazione a qualsiasi ora”) per fare il punto della situazione. In primis sul tema delle riforme, su cui si apre una settimana cruciale. E poi forse anche per chiarire come mai Napolitano, per farsi spiegare il dl Irpef, abbia chiamato il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e non il presidente del Consiglio.
Sulle riforme, secondo quanto scrive Repubblica, Renzi sarebbe pronto a cedere su alcuni punti, a trovare una mediazione con quella maggioranza alternativa e trasversale (che va dall’ala minoritaria del Pd a Fi e Sel, passando per M5s, parte di Ncd e Sc) che si sta andando creando al Senato, dove il ddl costituzionale Boschi non piace quasi a nessuno. E proprio di questo ha parlato con Napolitano.
Repubblica scrive:
Su più fronti, i pontieri sono al lavoro: da un lato per ricucire “con pazienza”, spiegano ai vertici del Pd, l’intesa con Silvio Berlusconi, dall’altro per individuare piccole modifiche al testo base del governo sulla riforma del Senato, ferma restando l’architrave, che consentano di ricompattare il Pd ed isolare i ‘pasdaran’ come Vannino Chiti. Da Ncd arriva, intanto, un invito alla prudenza: il senatore Renato Schifani ammonisce Matteo a “non cadere nella trappola dell’ex cavaliere”.
Il primo obiettivo del presidente del Consiglio è mettere in sicurezza il Senato delle Autonomie dentro il Pd. Con una full immersion di incontri a partire da lunedì, quando Renzi vedrà sia Anna Finocchiaro sia Luigi Zanda, per poi affrontare personalmente i senatori e capire se ci può essere una mediazione in vista della presentazione mercoledì del testo base in commissione.
Se apre a modifiche, Renzi sembra però inamovibile su quella che in realtà è la richiesta principale della ‘maggioranza alternativa’ che si è formata a palazzo Madama: ovvero il Senato elettivo. Si legge ancora su Repubblica:
Renzi, benchè ammetta la possibilità di “piccole modifiche”, non è disposto a trattare sui cinque punti che ritiene non negoziabili a partire dalla non eleggibilità dei senatori. “I numeri ci sono se c’è la volontà politica di fare le riforme”, taglia corto il portavoce del Pd Lorenzo Guerini.
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