ROMA – Alla fine la mozione di Roberto Giachetti che proponeva l’immediato ritorno al Mattarellum non è passata alla Camera, mentre è stata approvata la mozione di maggioranza sulle riforme. Ma il dato politico è che la maggioranza è tornata a scricchiolare (proprio sul nodo non risolto della legge elettorale) e, soprattutto, il Pd si è spaccato su una mozione (tra l’altro) presentata da un suo deputato e firmata da molti suoi onorevoli.
Iniziamo dall’inizio. Pd e Pdl si sono a lungo scontrati nei giorni scorsi sul riferimento alla legge elettorale da inserire nella mozione per le riforme. Alla fine si è deciso di non inserire nessun riferimento se non a una generale “riforma condivisa” da farsi dopo la riforma dello Stato. Ma Roberto Giachetti, Pd, vice presidente della Camera, ha presentato una sua mozione, firmata da 97 parlamentari bipartisan dal Pdl a Sel, che chiedeva invece un immediato ritorno al Mattarellum e l’avvio dell’iter di riforma della legge elettorale contemporaneamente alle riforme costituzionali. Per tutta la giornata da Pd e Pdl sono arrivati moniti al ritiro della mozione ma Giachetti non è arretrato. Lo hanno invece fatto 13 firmatari che hanno ritirato la firma. Poi in serata il voto alla Camera: la mozione è stata respinta per un soffio con 400 no, 139 sì e 9 astenuti. Hanno votato a favore M5s, Sel e Giachetti. Trenta i deputati del Pd che prima del voto erano contrari a bocciare la mozione. Ma poi hanno ceduto alle logiche del gruppo.
Già durante un Assemblea del Pd c’erano stati i preludi della divisione. Dopo che a Giachetti erano arrivate le bordate di Anna Finocchiaro (“proposta intempestiva”), di Luigi Zanda e di tanti altri esponenti del Pd, come del Pdl (Renato Brunetta l’ha accusato di mettere a rischio il governo) e lui aveva chiarito di non voler ritirare la mozione, ricordando tra l’altro che proprio la Finocchiaro ha proposto al Senato il ritorno al Mattarellum, il Pd si è riunito e ha messo ai voti. Ben 34 deputati – tutti i renziani, Pippo Civati e due prodiani – hanno votato contro la relazione del capogruppo Roberto Speranza che chiedeva a Roberto Giachetti di ritirare la mozione.
Al voto dell’assemblea è stata messa la relazione di Speranza che chiedeva il ritiro della mozione Giachetti o, in caso contrario, il voto contro del Pd. Un centinaio di deputati hanno votato a favore mentre si è saldato intorno a Giachetti quasi tutto il fronte di deputati renziani e dei prodiani, come Sandro Gozi e Franco Monaco. Durante l’assemblea Paolo Gentiloni si era espresso a favore di Giachetti, ricevendo l’applauso dei deputati renziani. ”Tra voti contro e astenuti – spiega al termine Gentiloni – un terzo ha votato contro la posizione di Speranza. Poi non è detto che in Aula voteranno per la mozione pro Mattarellum, o si adegueranno alla disciplina del gruppo o usciranno dall’aula”.
Alla fine la mozione di Giachetti non è passata, e anche i dissidenti del Pd si sono allineati ma si registra comunque una dura batosta per la maggioranza. Con il M5s che già grida all’inciucio tra Pd e Pdl per tenersi il Porcellum e ironizza: “Il Pd ha votato contro una sua stessa mozione”. E molti nel Pd (quasi tutti renziani o prodiani) che dopo essersi turati il naso non trattengono lo sdegno.
Lui, Giachetti, intanto ha già fatto sapere che riproverà a far abolire il Porcellum, l’attuale legge elettorale. D’altronde lui, ex radicale, ora renziano, viene ricordato per aver fatto lo sciopero della fame nella scorsa legislatura per chiedere l’abolizione del Porcellum.
La sua mozione recitava: ”In questo contesto ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, l’unica modifica al vigente sistema che possa coagulare in tempi brevi il consenso di un’ampia maggioranza parlamentare è il ritorno alla previgente disciplina, ovvero al cosiddetto Mattarellum”.
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