ROMA – Trattativa sulle riforme, ultima chiamata: nel weekend di pausa dai lavori parlamentari sono proseguiti i contatti “a tutti i livelli”, per cercare margini d’intesa soprattutto con Sel e con la Lega. Il contingentamento dei tempi da solo non basta, infatti, a sbloccare il cammino della riforma del bicameralismo. E allora per indurre le opposizioni e i dissidenti del Pd e di FI a ritirare gli emendamenti ostruzionistici, il premier è disposto a mettere sul tavolo alcune modifiche al testo a partire dall’immunià, i referendum, con un’apertura anche a quelli propositivi, e dalla platea di elezione del presidente della Repubblica.
Anche su competenze Stato-Regioni e sulla la riduzione dei deputati, sembra possibile trovare qualche punto di incontro, il nodo più spinoso però resta l’elettività del Senato, su cui Renzi non è disposto a trattare. E nessuna retromarcia sui tempi, né sui lavori a oltranza che riprendono da martedì in aula a Palazzo Madama.
I relatori Anna Finocchiaro (Pd) e Roberto Calderoli (Lega Nord) lavorano alacremente per superare le contrapposizioni che nel fine settimana non accennavano a stemperarsi. Dopo la marcia di Lega, Sel e M5s sul Colle, hanno chiesto alle opposizioni di mettere nero su bianco le proposte di modifica. Ma i tempi restano serrati: i lavori a oltranza 9-24 a partire da martedì a Palazzo Madama, e la deadline resta l’8 agosto, con relativo effetto tagliola.
Martedì potrebbe esserci con il voto segreto il primo passaggio delicato, su una proposta di riduzione dei deputati. Ma prima di allora qualcosa potrebbe muoversi e, a fronte di aperture concrete, Renzi in prima persona potrebbe incontrare o sentire, spiegano fonti di governo, i leader degli altri partiti, di maggioranza e opposizione.
Con le opposizioni Renzi è stato chiaro: “Ritirino gli 8 mila emendamenti ostruzionistici”. E poiché, per cambiare l’esistente serve l’accordo di tutti, potrebbe esserci, tra martedì e mercoledì, anche un nuovo incontro con Silvio Berlusconi, per stringere i bulloni al patto del Nazareno. E sondare il terreno, ipotizzano fonti parlamentari, anche sulla legge elettorale, che è al centro delle richieste di Ncd e Sel.
Il colloquio con il leader di Forza Italia servirà pure a tentare di sminare i trappoloni sugli emendamenti a voto segreto, primo fra tutti quello della Lega che prevede la riduzione dei deputati da 630 a 500.
Intanto, però, l’attesa di un segnale da parte del governo sembra cozzare contro la diffidenza dell’opposizione. Quella di ritirare gli emendamenti è “una richiesta ridicola”, dice Loredana De Petris. “Ci dicano su quali modifiche sono disposti a discutere, noi siamo pronti a parlare”, afferma Nicola Fratoianni. Gli esponenti di Sel chiedono insomma al governo di fare il primo passo, “uno sforzo concreto”.
Mentre il Mattinale di FI propone il “lodo Berlusconi”: promozione a senatori dei consiglieri regionali più votati, con più consenso”.
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