Rinnovabili, giallo sul taglio degli incentivi. Pd: “Governo allo sbando”

ROMA – Rinnovabili tagliate o rinnovabili salvate? Il giallo della manovra da 47 miliardi presentata dal governo riguarda le strategie energetiche. Se carta canta, e quella che è finita al Quirinale dovrebbe cantare più di ogni altra, il taglio agli incentivi ci sarà. Taglio netto (30%) e curioso nei modi visto che i due ministri più addentro alle situazione, la titolare dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo e quello dello Sviluppo Paolo Romani, mentre il testo partiva verso Giorgio Napolitano, affermavano sicuri che i tagli non c’erano.

Le prime indiscrezioni a mezzo stampa, infatti, tra domenica e lunedì davano per certo un taglio del 30% degli incentivi sulle cosiddette energie rinnovabili. Il tutto su pressione, in particolare, del leghista Roberto Calderoli, che puntava al taglio per tradurlo in sconto del 3% sulle bollette elettriche degli italiani.

Nel primo pomeriggio del 4 luglio, invece, iniziano ad arrivare le prime smentite. A parlare, in particolare, sono due ministri che con la questione energia hanno direttamente a che fare, la titolare del ministero dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo e il ministro dello Sviluppo Economico Paolo Romani.

I due, a distanza di un’ora o poco più, sembrano parlare ad una voce. Inizia Prestigiacomo: ”Non mi risulta che nel testo della manovra inviata al Quirinale sia stata reintrodotta la norma che prevede il taglio del 30% di incentivi e agevolazioni relative alle forniture di energia elettrica”. Poco dopo tocca a Romani: “Nel testo definitivo della manovra finanziaria inviato al Quirinale non c’è nessun taglio degli incentivi per le energie rinnovabili”.

”Il Cdm – prosegue Romani – ha convenuto sull’eliminazione della riduzione del 30% di tutte le agevolazioni e incentivi che oggi gravano sugli oneri di sistema presenti sulle forniture di energia elettrica e gas. Un taglio che, come ho avuto modo di esporre nella seduta del Consiglio, non avrebbe portato benefici alla collettivita’, incidendo solo per un 3% sul totale del costo. Al contrario, avrebbe comportato l’eliminazione di agevolazioni alle famiglie numerose e alle classi meno abbienti, mettendo inoltre a rischio il funzionamento di impianti strategici per la gestione dell’emergenza rifiuti. Stiamo lavorando gia’ da tempo alla rimodulazione degli incentivi e del conseguente peso in bolletta, prima con il dlgs rinnovabili, poi con il decreto specifico per il fotovoltaico, dando impulso al settore e intervenendo in modo netto e selettivo su sprechi ed eccessi del passato”.

In un primo momento, invece, la stampa dava per certo che nel testo della manovra economica  fosse stata effettivamente ripristinata la norma che la Lega definisce “taglia bollette”, fortemente voluta dal ministro Roberto Calderoli. In pratica, a partire dal primo gennaio 2012, tutti gli incentivi, i benefici e le altre agevolazioni verranno ridotti del 30%. La bolletta elettrica scenderà di circa il 3%, solo di poco quella del gas.

“Allo scopo di ridurre il costo finale dell’energia per i consumatori e le imprese – diceva l’articolo 35 – a decorrere dal primo gennaio 2012 tutti gli incentivi, i benefici e le altre agevolazioni, comunque gravanti sulle componenti tariffarie relative alle forniture di energia elettrica e gas naturale, previste da norme di legge o da regolamenti sono ridotti del 30 per cento rispetto a quelli applicabili alla data del 31 dicembre 2010″.

Solo un equivoco? Non sembra.  Il testo della manovra col taglio alle rinnovabili deve necessariamente aver circolato per più di qualche ora tra agenzie di stampa e Parlamento. Non si spiegherebbe altrimenti, per esempio, la reazione rabbiosa dei senatori del Pd Francesco Ferrante e Roberto Della Seta.

Questi, dopo aver parlato di governo allo sbando, attaccano:  ”Il taglio del 30% degli incentivi e delle agevolazioni in bolletta per le energie rinnovabili pressoche’ impercettibile per le tasche dei cittadini ma letale per un comparto tra i piu’ dinamici del Paese, segna uno dei punti piu’ bassi dell’operato di questo Governo che  mette in discussione con una scelta gravissima quanto stabilito dall’ultimo conto energia e paralizza tutto il settore. C’ e’ l’intento di affossare le scelte che guardano al futuro e di privilegiare gli interessi di lobby che non vogliono retrocedere dalle loro rendite di posizione, confinando l’Italia in retroguardia. Detto cio’ – concludono i senatori del Pd – anche solo l’annuncio del taglio e’ devastante per il settore e gli investitori, anche stranieri,  che negli ultimi mesi a causa del Governo si sono ritrovati in una terra dove la certezza del diritto si e’ clamorosamente sbriciolata”.

Nel pomeriggio, quando i giornali diffondono la bozza della manovra, si scopre che il taglio c’è ed è nascosto in fondo all’articolo 35.

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