ROMA – Rino Formica, ex ministro socialista ai tempi di Bettino Craxi, amico di Giorgio Napolitano e amico anche dei giornali (con una letterina di 3 righe e un firma a stilografica ha fatto risparmiare decine di miliardi di vecchie lire di tasse sui contributi statali negli anni ‘8’ e ’90) intervistato da Fabrizio d’Esposito del Fatto ha parlato senza mezze misure di un
“patto scellerato BR, cioè Berlusconi + Renzi”.
L’intervista è stata pubblicata il 3 maggio 2014 ed è stata riproposta dalla rivelazione di un allegato segreto al Patto del Nazareno fra Berlusconi e Matteo Renzi, su cui si basa il sostegno all’attuale Governo di Matteo Renzi.
Licio Gelli, sostiene Rino Formica,
“è vecchio e malato, ma la continuità piduista appare come una maledizione eterna. Adesso tocca alla sinistra. È la prima volta che accade.
Non soffermiamoci sull’evocazione nominalistica, non mi interessa e non è questo il punto, se Renzi sia massone oppure no. Piuttosto bisogna capire un fatto profondo, che cosa fosse il Piano di rinascita democratica di Gelli”.
Lei ha scritto, dice Fabrizio d’Esposito a Rino Formica, che, dopo 35 anni, vede il compimento del piano di Gelli: l’abolizione del Senato, il monocameralismo, l’indebolimento dei sindacati. Troppe analogie inquietanti. Risponde Rino Formica:
“Dall’Unità a oggi, in centocinquanta anni, il bisogno di avere più concentrazione di potere e meno controllo democratico è stato costante. Il piano di Rinascita rappresenta questa spinta e il punto di applicazione è lo snervamento della democrazia politica e sociale organizzata”.
Da 20 anni a questa parte, sostiene Rino Formica,
“il processo di depauperazione della democrazia organizzata è arrivato al punto finale con Renzi. La sua Opa sul Pd non è casuale. E parlo di Opa perché Renzi non ha conquistato il partito dall’interno, ma dall’esterno, utilizzando quello strumento di ipocrisia democratica che sono le primarie. Adesso il secondo attacco è alla rappresentanza istituzionale. Mussolini, nel 1926, fece una leggina per mettere i podestà nei comuni sotto i 5 mila abitanti, eliminando i consigli comunali. Poi, poco alla volta, li mise in tutti. La rappresentanza fu completamente abolita”.
Mussolini e Gelli, fa notare Fabrizio d’Esposito, “sono richiami infamanti per un premier di centrosinistra” e Rino Formica risponde:“I programmi di Gelli e Renzi sono uguali e oggi non c’è alcuna forza maggioritaria, compresa quella di Grillo, che si pone il problema della democrazia organizzata”.
“La distruzione di partiti e sindacati, cioè dei corpi intermedi, è stata fatta per via autoritaria dal fascismo e poi cercata con vari tentativi di golpe. Il piano di Gelli è invece per via democratica. Così Renzi sembra davvero il boy scout del Venerabile Licio”.
Catto-massonismo?
Replica Rino Formica:
“Quando io cito la massoneria, per quanto riguarda la maggioranza in sonno tra Berlusconi e Renzi, mi riferisco al metodo. Un metodo che porta a decisioni prese in modo occulto, in ambienti massonici o paramassonici. E poi non dimentichiamo la grande suggestione offerta dalla potente rete della massoneria toscana”.
Ai sospetti avanzati da Fabrizio d’Esposito “sul plurinquisito Verdini, lo sherpa toscano di Berlusconi per le riforme, Rino Formica contrappone
“quello che è successo nel 1996 con Lamberto Dini. [Altro presunto fratello, nota l’intervistatore]. Nel 1994 dopo Berlusconi ci fu Dini al governo. Strada facendo si organizzò per conto suo e alle Politiche del 1996 si presentò con una propria lista nel centrosinistra. C’era lo sbarramento del 4 per cento e in Toscana il Pds fece una trasfusione di sangue “rosso” per consentirgli di raggiungere il quorum. Così subito dopo le elezioni Dini fece un manifesto politico per riproporre le riforme del piano di Gelli. Questa spinta alla riduzione democratica ha una sola madre ma tanti padri, come si può notare.
“La madre è una filosofia della rappresentanza che omaggia la forma, non la sostanza. Sulla decretazione d’urgenza sono previste riforme che non riuscirono nemmeno al fascismo. Per non parlare del Senato, che si vuole trasformare in un organo ridicolo e mefitico, che sarà composto dai consiglieri degli organi più infetti e più sputtanati dagli scandali, le Regioni. Saranno anche loro a decidere come cambiare la Costituzione e chi eleggere al Quirinale”.
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