Roberto Giachetti: “Orfini vuole sciogliere il Pd? Si candidi e vediamo se lo votano”

Roberto Giachetti sul Pd: Scioglierlo? Orfini si candidi alle primarie e...
Roberto Giachetti: “Orfini vuole sciogliere il Pd? Si candidi e vediamo se lo votano” (Foto Ansa)

ROMA – Roberto Giachetti, deputato del Pd ed ex candidato a sindaco di Roma, parla della situazione del partito intervistato da Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus per la trasmissione “L’Italia s’è desta”. Ai conduttori del programma radiofonico dell’Università Niccolò Cusano spiega: “Orfini vuole sciogliere il partito? Si candidi alle primarie con questa linea e vediamo se lo votano. Bisogna rimettere in mano le decisioni alla nostra gente, anche l’ipotesi di alleanza con il M5S. Stadio Roma? Purtroppo non si farà, gli impicci sono stati fatti perché la Raggi ha buttato al cesso il progetto di Caudo. A lei dei problemi della città nun je ne po’ fregà de meno. Sconfitta Roma in Champions? Alla Roma servirebbe un allenatore”.

Sul caos nel PD. “Uno si domanda perché farsi del male così aggratis –ha affermato Giachetti-. La situazione è quella che è, il nostro meraviglioso popolo ci chiede di reagire, di dare un segnale di ripresa e noi continuiamo a dare un segnale che è indecoroso. Non accade spesso che un partito perda milioni di voti alle elezioni quindi è oggettivo che questo risultato sia stato di forte impatto nella vita di una comunità politica. Il problema reale è che ci troviamo una classe dirigente fragile, arroccata, che traccheggia. Serve un Congresso per deve rimettere in mano alla nostra gente le decisioni.

Quando Orfini dice che il Pd va sciolto, dico che è una legittima opinione, ma non si può decidere in una stanza da 10 persone, lo deve decidere il proprietario del partito che è il popolo. Orfini si candidi alle primarie con la linea di sciogliere il Pd e vedremo cosa risponde la nostra gente. Vale per questo, così come per l’alleanza con il M5S. Da noi la sede naturale per decidere queste cose è il Congresso. Questa paralisi nasce dal fatto che se si aspetta di fare un congresso per vedere chi vince, non siamo proprio nelle maglie di un Partito Democratico. I congressi si fanno perché ci sta una competizione che è su un nome, ma anche su una linea politica. Una decisione che riguarda il futuro delle alleanze del PD non è una cosa di poco conto ed è una cosa che valorizzerebbe di più il dibattito al nostro interno. Quello che temevo e cioè che il congresso, anziché nella sede naturale che è il nostro popolo si sarebbe sviluppato invece sui giornali e sui social, ahimè purtroppo si è materializzato”.

Futuro. “La politica ci sta dimostrando che i cicli diventano rapidissimi –ha dichiarato Giachetti-, quindi non c’è nulla di consolidato e di impossibile da mutare. In politica a sfasciare non ci si mette niente, a ricostruire ci si mette di più. Ritengo che il PD rimane l’unico argine in Italia al governo che abbiamo di fronte, a partiti che ogni giorno mettono in evidenza la loro astrattezza nelle proposte politiche. Ma per far questo il PD deve essere una macchina pronta a partire e a condurre un tratto che probabilmente non sarà brevissimo, ma che consente di recuperare”.

Su Roma e la giunta Raggi. “Quando l’amministrazione della città si basa soprattutto sugli annunci e sulle chiacchiere è complicato fare opposizione –ha affermato Giachetti-. In ogni caso noi un’opposizione serrata in Consiglio comunale la facciamo, ad esempio fra un mese ci sarà il referendum su Atac per cui alcuni di noi hanno anche raccolto le firme. E oggi sentiamo la sindaca Raggi che, tranquilla tranquilla, dice: ‘quello è un referendum consultivo, anche se ci fosse un risultato negativo ne terremo conto, vedremo…’. Se mi avesse battuto alle elezioni comunali qualcuno che metteva in campo una politica e una capacità amministrativa contraria alla mie idee, io l’avrei combattuto ma sicuramente la città si sarebbe trovata in una situazione meno grave di quella che viviamo adesso, dove c’è la stasi totale. Questa città dopo anni aveva bisogno di una spinta, di una riscossa, invece si trova in una situazione nella quale o non si fa niente o si fa male o addirittura si rinuncia a ciò che ci potrebbe aiutare”.

Sullo stadio della Roma. “Io l’avevo detto in tempo non sospetti che lo stadio purtroppo non si farà –ha affermato Giachetti-. Quando tu hai un progetto che ha superato tutta la fase amministrativa e butti tutto al cesso semplicemente per una deriva ideologica è inevitabile che non puoi aspettarti nulla. Quello che esce dalle carte che riguardano le vicende dello stadio mette in evidenza che tutti gli impicci che sono stati fatti, sono stati fatti perché avendo ridotto le cubature al privato, quest’ultimo ha ridotto le opere pubbliche e a quel punto non c’era più l’interesse pubblico per il quale il progetto pubblico poteva svilupparsi, e si sono fatti gli impicci per dimostrare che comunque l’interesse pubblico ci sarebbe stato. Purtroppo lo sapevamo.

Il piano di Caudo aveva una sua ratio: io ho bisogno come Comune che siano realizzate opere pubbliche, non sono in grado di farlo coi soldi miei, consento un progetto di qualità in una zona come Tor di valle e in funzione delle opere pubbliche che vengono fatte consento delle cubature in più. Addirittura c’era la clausola che non si sarebbe aperto il cancello dello stadio, finchè non si sarebbero concluse tutte le opere pubbliche. Era già una cosa fatta, approvata dal Consiglio. E se tu smonti tutto per un fatto ideologico è del tutto evidente che dei problemi della città nun te ne po’ fregà de meno”.

Sulla sconfitta della Roma in Champions. “Quando la Roma perde così vado in depressione –ha dichiarato Giachetti-. Ci vorrebbe un congresso anche per la Roma? Alla Roma servirebbe un allenatore”.

 

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