Roberto Maroni, sulla Libia uomo di pace e di governo

Pubblicato il 13 Maggio 2011 - 20:05 OLTRE 6 MESI FA

Roberto Maroni (Lapresse)

ROMA – Dev’essere difficile in questi giorni vestire i panni del ministro dell’Interno Roberto Maroni, uomo di lotta e di governo. Sulla questione libica è giustamente preoccupato per il crollo – sempre più probabile – della diga-Gheddafi e quindi dell’argine allo sbarco massiccio e ingestibile di migranti sulle coste italiane.

Strana però la ricetta che propone, data la posizione che occupa: ”Abbiamo sollecitato e solleciteremo ancora un’azione forte della diplomazia per porre fine alla guerra in Libia: non c’è altro modo per fermare gli sbarchi. Finché questa guerra durerà, continueranno ad arrivare profughi. Questo è il problema”, ha dichiarato Maroni. Il problema per lui è anche fare parte di un governo che – di fatto – bombarda Tripoli. Il problema è essere uno degli esponenti di un partito, la Lega Nord, che soprattutto nelle ultime settimane – giusto prima del voto amministrativo – si è smarcata sempre più spesso dalle posizioni della maggioranza, cioè dal Pdl. Da Berlusconi.

Come superare questa schizofrenia crescente, come distogliere lo sguardo dell’opinione pubblica dalle divisioni interne al governo? Dando la colpa a un’entità lontana, al solito pungiball: l’Europa. Che secondo Maroni “non sta facendo quello che si è impegnata a fare” per contrastare l’emergenza immigrati. “Un mese fa aveva promesso iniziative che ancora oggi non sono state adottate, e a Lampedusa continuano ad arrivare profughi dalla Libia”.