Maroni vuole la nuova moneta lombarda, Bersani conta: “Un marone, due maroni…”

Pubblicato il 11 Febbraio 2013 - 12:53| Aggiornato il 16 Giugno 2022 OLTRE 6 MESI FA

MILANO – E’ un vecchio sogno accarezzato dalla Lega ma ora Roberto Maroni lo vuole riportare all’ordine del giorno. Una moneta lombarda, moneta locale e da affiancare all’euro per capirci, per dare una spinta all’economia del Nord. L’idea Maroni la rilancia ora che è candidato presidente alla Regione Lombardia, idea bislacca per Bersani che non si trattiene dal fare ironia: “Può chiamarla Marone. Un marone, dieci maroni, cento maroni”, scherza con il presidente del Parlamento europeo Martin Schultz contando sul doppio senso che la parola ha al Nord.

Ma per il segretario leghista e la Lega il “marone” (o qualunque nome potrebbe avere) non è affatto un progetto bislacco, non parla certo di quelle monete “patacca” fatte spesso dalla Lega come gadget per le convention, ma una risposta concreta alla crisi della Regione traino italiana. D’altra parte, ricorda Maroni, la moneta andrebbe ad affiancare l’euro sulla scia “di altre esperienze fatte in Europa”, come i mini-assegni che circolavano negli anni ’70. “E’ utile e può servire nelle crisi economiche a dare aiuto alle imprese – continua Maroni -. Ci sono studi anche alla Bocconi per creare un circuito alternativo: ci stiamo ragionando e non escludo che anche noi decidiamo di farlo”.

E Bersani, che lo sbeffeggia davanti al presidente del Parlamento europeo? “E’ rimasto all’età della pietra mentre io guardo a Francia e Germania che si stanno muovendo da anni”. I leghisti sono ormai appassionati alla materia, e forse per dare un’allure cosmopolita al “marone”, ricordano l’esperimento francese di Nantes in Francia, il “Wir” svizzero o il sardo “Sardex”. Si tratta essenzialmente di meccanismi di baratto che consentono alle imprese di scambiarsi beni e servizi senza utilizzare la moneta reale. Ricorda la Stampa che il Sardex dal 2010 a oggi è stato utilizzato da circa 800 imprese muovendo un giro d’affari intorno ai 500mila euro al mese. Non molto per spingere l’economia e per rendere il “marone” un’arma efficace contro la crisi.