ROMA – Roma Capitale, bisognera' aspettare un'altra settimana per il voto della commissione bicamerale per il Federalismo sul secondo decreto. Doveva arrivare domani, ma e' stato rimandato, parole del sindaco Gianni Alemanno, per meri motivi di iter di Palazzo. ''Non ci sono difficolta' politiche, si tratta di approfondire meglio gli emendamenti'' ha detto. Una questione di ''normale vita parlamentare'': c'e' infatti, ha aggiunto, una ''scadenza d'Aula molto impegnativa, il decreto sulle privatizzazioni''.
''Nulla di preoccupante – spiega Alemanno – Anzi, questa settimana in piu' di riflessione ci permettera' di studiare gli emendamenti per giungere a un testo condiviso. Mi auguro che ci sia condivisione da parte di tutti i gruppi parlamentari e di tutte le istituzioni coinvolte. A partire dalla Regione Lazio''.
Sette giorni di riflessione che a molti sembreranno provvidenziali. Da quando ieri il relatore alla Bicamerale Marco Causi (Pd) ha illustrato la nuova formulazione del decreto alla commissione Roma Capitale del Consiglio regionale del Lazio e' stata bagarre. Il problema e' nel comma 2 dell'articolo 1, il tema e' la modalita' con cui Stato e Regione Lazio trasferiranno le loro competenze al super-Campidoglio.
Ebbene, li' dove nel vecchio testo si fissava un tempo massimo (180 giorni) entro il quale la Regione, tramite sua propria legge, doveva passare le competenze a Roma Capitale, oggi un limite temporale non c'e' piu'. Ma c'e' di piu': un fronte bipartisan ha desunto dal testo e dalle parole di Causi in commissione regionale che possa essere lo Stato a trasferire i poteri regionali al Campidoglio.
In barba, secondo il presidente Marco Di Stefano (Pd), al protocollo Regione-Comune che tracciava un percorso condiviso sulla cessione dei poteri, che diventa cosi' ''cartaccia''. Donato Robilotta, ex consigliere e assessore di centrodestra, e' netto: ''La bozza del decreto presenta vizi di incostituzionalita'.
Il comma 2, che Causi ha definito 'del chi fa prima', non solo e' anticostituzionale, perche' lo Stato non puo' trasferire competenze non sue, ma puo' creare conflitti istituzionali e va cancellato''. Il leader de La Destra e consigliere regionale Francesco Storace e' d'accordo: ''Il Parlamento farebbe bene a evitare sciocchezze incostituzionali''.
''Tutto il disegno di riforma – rincarava stamattina il senatore Pd Lucio D'Ubaldo, membro della Bicamerale – soggiace a rischi di incostituzionalita'. Se fosse impossibile in extremis individuare qualcosa di piu' convincente sarebbe preferibile respingere il decreto e ricominciare daccapo''. Ieri in ogni caso sia Causi che la Regione respingevano la lettura 'statalista' del decreto, e oggi Polverini e' stata esplicita:
''A quanto ci risulta tutto cio' che era considerato anticostituzionale e' stato rimosso. Lo Stato non potra' trasferire le competenze regionali. C'e' pieno accordo col governo''. E di ''punto d'equilibrio ragionevole'' parlava ieri del resto anche Causi. Storace resta scettico: ''Spero abbia ragione Polverini. Le dichiarazioni di ieri di Causi in commissione hanno provocato non poco imbarazzo''.
Ma i politici comunali fremono e premono affinche' il decreto avanzi: ''Va approvato senza rinvii – afferma il capogruppo Pd Umberto Marroni – Dopo l'accordo tra i relatori Pd Marco Causi e Pdl Maurizio Leo, e l'assenso dell'Udc, sono incomprensibili le resistenze dei consiglieri regionali di centrodestra. Chi e' contro Roma lo dica. La citta' non puo' pagare il conflitto Alemanno-Polverini''.
Chiede di non fermarsi anche Francesco Smedile (Udc), presidente della commissione Riforme istituzionali: ''D'Ubaldo farnetica. Ha ragione la Polverini sulla distinzione tra competenze statali e regionali. Se si rimarra' su questo tracciato, non c'e' rischio di incostituzionalita'''.