ROMA – Ignazio Marino alla guerra con Acea. Il sindaco di Roma invia una lettera-diffida al collegio sindacale dell’azienda per chiedere di convocare “immediatamente” ed entro i termini di legge l’assemblea dei soci. Non oltre il 6 maggio 2014 e con all’ordine del giorno la riduzione dei compensi e del numero dei componenti del Cda.
Continua così il braccio di ferro tra il Campidoglio e la municipalizzata dell’energia elettrica e del gas, di cui il Comune detiene il 51%. Uno scontro che va avanti da diversi mesi, praticamente da quando Marino è diventato sindaco.
Durante la campagna elettorale si era opposto alla nomina dell’attuale Cda. Poi aveva scritto all’azienda di mettere all’ordine del giorno la riduzione del numero dei consiglieri di amministrazione. Martedì 25 marzo, invece, il primo cittadino ha inviato una diffida al collegio sindacale di Acea per
“garantire l’immediata celebrazione dell’assemblea che il Comune, socio di maggioranza, aveva chiesto il 3 marzo scorso con all’ordine del giorno la riduzione dei compensi e numero membri cda”.
L’assemblea dei soci è stata convocata per il 5 giugno. Ma nella diffida il sindaco contesta due cose: l’assenza di un ordine del giorno approvato e la convocazione entro i termini di legge “e quindi non oltre il 6 maggio 2014”. Nella lettera, inoltre, si evidenzia non solo che il cda ha “stravolto il calendario societario” ma che “la dilazione reca gravissimo danno alla società, agli azionisti e a Roma Capitale”.
E in un videomessaggio, postato su Facebook e in cui il chirurgo accusa il cda di “scarsa sensibilità” sul tema della riduzione dei compensi, Marino avverte:
“Spero davvero che ci sia una riflessione ulteriore e che questa discussione avvenga senza dare la sensazione sgradevole che ci sono 9 consiglieri di amministrazione che vogliono rimanere imbullonati almeno per un altro trimestre alle loro poltrone con i loro salari”.
Da Acea non arriva nessun commento. Il presidente di Unindustria Maurizio Stirpe, poco prima che fosse diffusa la notizia della lettera-diffida di Marino, in un’intervista aveva dato un consiglio al sindaco: “La strada che dovrebbe seguire è quella dell’ascolto e del dialogo, non certo dello scontro”.
La normativa sembra chiara in caso di braccio di ferro sulla convocazione di assemblee da parte dei soci. Nel caso non venga convocata l’assemblea richiesta da un socio o di ritardi, a decidere è il Tribunale che, secondo l’articolo 126 bis del Testo unico della Finanza e l’articolo 2367 del Codice civile, “ordina con decreto la convocazione, designando la persona che deve presiederla”.