ROMA – Romano Prodi ha parlato per due ore con Matteo Renzi a Palazzo Chigi. L’ex presidente del Consiglio è arrivato poco prima delle 15. Argomento del colloquio? Con ogni probabilità, le chance di Prodi di entrare in lizza per la presidenza della Repubblica. Fra fine gennaio e la metà di febbraio Giorgio Napolitano dovrebbe mettere fine – a neanche due anni dalla sua rielezione – al suo secondo mandato al Quirinale.
Il nome di Prodi è uno di quelli più ricorrenti per la successione a Napolitano. Era il candidato del centrosinistra a guida Bersani, dopo il fallimento della candidatura trasversale di Franco Marini. Ma il professore di Reggio Emilia fu disarcionato grazie a 101 fra deputati e senatori del centrosinistra che non votarono per lui. Il mistero sull’identità di quei 101 è uno dei segreti meglio custoditi della vita parlamentare nella seconda Repubblica.
Secondo Francesco Verderami del Corriere della Sera, Renzi vorrebbe proporre a Prodi il posto di Ban ki-Moon, quello di segretario generale delle Nazioni Unite. Ma di Quirinale non se ne parlerebbe proprio. Crollerebbe il “patto del Nazareno”:
L’ incertezza sulla data d’addio di Napolitano stava trasformando quel caos calmo, che nel Palazzo caratterizza le vigilie della corsa per il Colle, nel «caos Quirinale»: non solo era stata stravolta l’agenda politica di Renzi, ma anche i piani dei candidati alla successione. Ora però sembra che il capo dello Stato abbia fissato il giorno delle sue dimissioni: il 14 gennaio, subito dopo il rendiconto del premier sul semestre italiano di presidenza in Europa. Non che la sfida per il Quirinale nell’ultimo mese si sia mai fermata, ma la data – per quanto ufficiosa – è una sorta di fixing che consente ai protagonisti della grande corsa di dispiegare le rispettive strategie. E certo la prima mossa toccherà a Renzi, che già a Napolitano avrebbe illustrato il modo in cui intende procedere: lo schema – per ragioni diverse – escluderebbe dalla corsa al Colle personaggi come D’Alema, Marini e lo stesso Prodi.
Con il Professore, il premier ha voluto parlare di persona, e che il colloquio non si sarebbe incentrato sul Quirinale è stato subito chiaro. Quasi subito, perché l’incipit del leader democrat avrebbe potuto generare un fraintendimento: «Il mio candidato ideale sei tu (pausa) per la carica di segretario generale della Nazioni Unite». Raccontano che Prodi abbia poi descritto la scena ad alcuni amici, con quel sorriso dietro cui spesso cela cattivi pensieri. Ma Renzi si sarebbe mostrato convinto all’atto di prospettargli il suo futuro, «chi meglio di te?», preannunciando che – quando Ban Ki-moon lascerà – siccome la carica toccherà a un rappresentante dell’Europa – «farò una battaglia sul tuo nome».
A Prodi però toccherebbe aspettare ancora due anni. Nel frattempo il fondatore dell’Ulivo, che pure si dichiara estraneo alla corsa per il Colle, non disdegna gli incontri conviviali. Uno di questi è stato organizzato da Bettini, che alcune settimane fa – prima che scoppiasse lo scandalo di Mafia capitale – di ritorno da Bruxelles confidò a un collega europarlamentare l’imminente appuntamento con Prodi: «Stasera, insieme ad altri, ci vediamo a cena con Romano per discutere di prospettive politiche». In fondo, «Romano» non è l’unico a discutere di «prospettive politiche». Anche Casini avrà affrontato lo stesso argomento con Berlusconi, incontrato riservatamente.
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