ROMA – Rousseau e pasti gratis. Aspettando il responso dei circa centomila iscritti e titolati a votare sulla piattaforma Casaleggio (non hanno mai votato in più di cinquantamila, neanche quando hanno approvato l’alleanza di governo con la Lega) e allungando ad ogni riunione sui “contenuti” l’elenco dei pasti gratis in progetto in economia, il governo M5S-Pd presieduto da Conte è in sala parto. Nascita e battesimo previsti per giovedì. Se Rousseau non ci mette la coda.
Rousseau, il filosofo di cui in moltissimi non hanno letto una riga e di cui molti hanno orecchiato una frase. magari quella del buon selvaggio irrimediabilmente corrotto dal dover vivere in qualunque forma di società organizzata. Di qui l’idea della civilisation (cioè della modernità) che è di per se stessa innaturale e quindi criminogena. Idea che non è di Rousseau ma della restaurazione anti illuminista, idea che è alla base della anti modernità contemporanea, idea che intride di sé M5S.
Rousseau, quello del contratto sociale. Che con disinvoltura è stato trasformato nel concetto di democrazia diretta. Che con ancora maggiore disinvoltura è stata declinata come votazione on line. Votazione aperta solo agli iscritti/adepti, votazione dove i controllori della regolarità sono coloro che andrebbero controllati per generale garanzia, votazione dove nessuno può escludere il responso sia pilotato o dirottato. Ma anche fosse responso genuino, davvero si fanno o non si fanno così i governi, con un like/non like?
Se il responso Rousseau è una delle fondamenta del nuovo governo, allora son piedi altro che di argilla. Sabbia finissima che a tenerla nelle mani va via come fosse acqua: queste le fondamenta se son quelle chiamate Rousseau.
Altre fondamenta, più chiare queste, sono i pasti gratis nel programma economico. Secondo tradizione e continuità di quasi tutti i governi da 30 anni a questa parte. Ultimo ma non ultimo quello di Conte-Salvini-Di Maio, caduto non per un mojito di troppo del Capitano, caduto invece perché a continuarlo non erano solo pasti gratis promessi ma addirittura promessa di pasti gratis chiudendo ristoranti e panifici…
Adesso Conte e Di Maio e Zingaretti e i capigruppo e i “contenuti” dell’intesa di governo assicurano più stipendio a chi ce l’ha, più lavoro a chi non ce l’ha, sussidi per le famiglie, per i disabili, per fare bambini. E meno Irpef, niente Iva aggiuntiva. E più soldi per scuola e sanità e più soldi per l’economia green e circolare (anche se nessuno spiega bene cosa sia).
Non una parola sul debito pubblico: il governo di prima lo aveva fissato (si fa per dire) al 132,6 per cento del Pil spacciando la balla di 18 miliardi di privatizzazioni realizzate. Ovviamente era una balla, privatizzazioni per neanche un euro. Quindo 132,6% più 18 miliardi non incassati fa 133,6%. Conte che annuncia nuova era su questo tace. taccino tutti, ci stanno a un debito pubblico al 134 per cento?
E quale deficit 2020? Due per cento, qualcosa sotto, qualcosa sopra? Silenzio.
E quali tagli di spesa? Conte ha detto “Basta privilegi”. Sì, va bene. Troppo facile. Vuol dire nulla. Vuol dire che tagli di spesa reali non sono previsti.
E quota 100 pensioni, cioè un colabrodo di pubblico denaro nei prossimi decenni finisce nel 2021?
E quante tasse, quanto fisco? Quali agevolazioni fiscali togliere e a chi toglierle per avere più stipendio e meno Irpef? Silenzio, silenzio e silenzi programmatici. Perché il comandamento primo della politica italiana e del rapporto tra politica ed elettori è quello di giurare sulla esistenza certa di pasti gratis in economia. Lo faceva Berlusconi, lo ha strafatto Salvini, ne fa un atto di fede M5S, ne è certo il Pd praticamente da quando esiste. Concordano la Meloni e la Boldrini. In questo fondamentale i vari governi del cambiamento non cambiano nulla, al massimo ogni tanto restringono, più spesso allargano, il menù dei pasti gratis.