La notte tra il 6 e il 7 ottobre 2010, Ruby è sotto interrogatorio. Lo sappiamo dagli sms che il fidanzato della ragazza, Luca Risso, manda ad un’amica. Lui è insieme a Ruby quella notte. Oltre a loro sappiamo, grazie ai messaggi, che ci sono “l’avvocato”, un misterioso “emissario di Lui” e “Lele” (presumibilmente Mora).
Il problema è: chi sta interrogando Ruby e che interrogatorio è? Non sono i magistrati milanesi che conducono l’inchiesta ad interrogare, è ovvio e assodato, nessuno lo contesta. Allora sono interrogatori, colloqui condotti durante le legittime contro indagini della difesa, condotte dagli avvocati di Berlusconi? Nemmeno, queste indagini ufficialmente sono iniziate il 3 novembre 2010, pochi giorni dopo che il caso è divenuto pubblico, il 26 ottobre, dalle pagine del Fatto Quotidiano. E allora chi e perché?
“Un interrogatorio allucinante”. La serata dell’interrogatorio per ora orfano di paternità inizia alle 22.45: è a questo orario che Luca manda messaggi a un’amica. Probabilmente Ruby è in un’altra stanza, o forse è vicino a lui. Comunque sta rispondendo ad alcune domande. Luca Risso è nervoso, si attacca al cellulare: “Sono nel mezzo di un interrogatorio allucinante… Ti racconterò ma è pazzesco!”. Perché allucinante? Chi sta interrogando Ruby e forse anche Risso?
L’amica risponde con una frase: “Stai attento… ricordati il grano”, come se già sapesse che dalle risposte dipendono interessi economici. Passa un’ora, è quasi mezzanotte. Alle 23,42 Risso scrive ancora, sempre alla stessa amica, sempre più nervoso: “Sono qui, è sempre peggio. Siamo solo a gennaio 2010 e in mezzo ci sono pezzi da 90”. Chi sono questi pezzi da novanta Luca Rissa se lo lascia quasi scappare poco dopo. Da questo sms sappiamo che la ricostruzione dei fatti che Ruby interrogata sta facendo è, dopo un’ora di domande, arrivata appunto a “gennaio 2010”. Per la cronaca, l’inizio “ufficiale” degli incontri tra Ruby e Berlusconi (secondo i tabulati telefonici) è il 14 febbraio 2010, un mese dopo.
“Le scene hard con il pr…”. Passa il tempo, l’amica di Luca Risso ora vuole saperne di più: “Perché stanno interrogando Ruby? E perché tu ascolti tutto? C’è Lele o solo l’avvocato?”. Mancano pochi minuti alla mezzanotte e Risso scrive: “C’è Lele, l’avvocato, Ruby, un emissario di Lui, una che verbalizza. Sono qui perché pensano che io sappia tutto”.
A mezzanotte e 39 Risso telefona all’amica: “Eccomi, sono ancora qua. Ora sono sceso un attimino sotto, a far due passi… Lei è su, che si son fermati un attimino perché siamo alle scene hard con il pr… con la persona”. Le “scene hard”: chi interroga Ruby vuole sapere per filo e per segno delle sue frequentazioni “con il pr…”. Di più Risso non può dire al telefono, sa che qualcuno potrebbe spiare le sue conversazioni. Si ferma in tempo e dice “la persona”. L’amica capisce al volo: “Va bè, non dirmelo per telefono”. E lui: “No, no, infatti, brava, brava, perfetto”.
Chi conduceva l’interrogatorio? Con i dati raccolti finora sembra che non ci sia una risposta. Ecco qualche data: i magistrati milanesi hanno raccolto la testimonianza di Ruby in 4 diverse occasioni, con relativi verbali. L’ultima risale al 3 agosto 2010. Gli stessi pm non hanno mai interrogato Luca Risso. Ci sono poi le indagini difensive, come previsto dalla legge. Luca Giuliante è l’avvocato che tutelava Ruby al tribunale dei minori. Giuliante riceve a fine ottobre dai legali del premier (Ghedini e Longo) il mandato per raccogliere da Ruby circostanze utili per le indagini difensive.
Chi si muoveva sulla scena la notte del 6 ottobre? Chi è “Lui”? E “l’emissario di Lui?”. Qualche indizio. Il giorno successivo, siamo al 7 ottobre, Ruby racconta al fidanzato di aver ricevuto una telefonata. “Mi sono sentita con lui”. E Risso: “Chi è lui?”. Ruby: “Lui! Lui!”. Risso pensa a uno preciso: “Lui lui? Lui il grande?”. Ruby conferma: “Luiiii, Gesù”.
Sono solo sms, ma raccontano una storia. La storia di un interrogatorio a Ruby. Condotto da un “emissario”. Interrogatorio che precede ogni indagine, accusatoria o difensiva che sia. E se invece che un interrogatorio fosse la storia di un consulto preventivo?