Più che un documento giudiziario è un documento storico. Ufficialmente si chiama “Invito a comparire”, ma di fatto è un invito a scomparire: quanto meno da palazzo Chigi se non dalla vita politica italiana.
Le oltre 389 pagine spedite al Parlamento dai magistrati milanesi per documentare alcuni abusi di vario tipo del primo ministro Silvio Berlusconi sono allo stesso tempo un tetro spaccato notarile di certa realtà italiana e un pozzo nero senza fondo, un vaso di Pandora dal quale esce di tutto e di più. Compresa una pletora di fedelissimi, da Emilio Fede a Nicole Minetti e Lele Mora, passando per svariate “fidanzate”, che stando alle carte giudiziarie non si fanno nessun problema di spennare Berlusconi quando se ne presenta l’occasione.
E’ impressionante come il contenuto puteolente dell'”Invito a comparire” combaci con quanto scritto nei dispacci segreti, rivelati da Wikileaks, che l’ambasciata americana di Roma inviava a Washington attingendo informazioni tra gli uomini più vicini a Berlusconi e con quanto gridato in precedenza dalla sua ex consorte Veronica Lario quando, non potendone più, ha pubblicamente denunciato il “ciarpame senza pudore” in procinto di passare dal letto di suo marito alle candidature elettorali e agli incarichi politici.
Di quel ciarpame facevano parte anche le “vergini che si offrono al drago”, vergini non si capisce bene in che senso, ma comunque mantenute in blocco dal drago berluscone in un apposito residence. “Vergini” amministrate e retribuite “a prestazione” da una società del premier gestita dal suo tesoriere personale, società che guarda caso si chiama Dolcedrago, parola composta da “dolce” e, appunto, da “drago”. Ad occuparsi dell’ordinaria intendenza delle donnine sempre smaniose di offrirsi, per quattrini e “aiutini” vari, al sempre famelico drago sappiamo ora che c’era anche Nicole Minetti, donna decisamente in carriera: da igienista dentale di Berlusconi a meteora non troppo vestita di una sua tv, per passare poi, parole della stessa Minetti, a “fare quello che faccio” nei vari bunga bunga. Eletta nel frattempo in Regione Lombardia, ma messa soprattutto a profitto a volte come organizzatrice delle “feste” e a volte come snodo retributivo tra le odalische e il drago.
Che la vita del drago fosse dolce e un po’ affollata era noto fin dai tempi di Bettino Craxi. Era infatti noto fin da allora che Berlusconi, quando era ancora “solo” Sua Emittenza e non immaginava neppure da lontano di “scendere in campo”, usava allietare il suo protettore Bettino Craxi offrendogli generosa compagnia con le volenterose stelle e stelline del suo impero televisivo. Nessuno però immaginava che si arrivasse al punto in cui le 389 pagine dimostrano che si è arrivati. Oltre alle ore liete con stelle e stelline delle tv private del suo protetto, Craxi aveva notoriamente love story con bellone romane come Anja Pieroni e la pornostar Moana Pozzi, ma non s’è mai sognato non solo di portarsele al governo o in parlamento, o di smistarle in consigli e giunte regionali, ma neppure nel partito o anche solo di esibirle al suo fianco o nei suoi pressi immediati.
E’ ormai assodato che i bunga bunga – chiamati “feste selvagge” dall’ambasciata Usa, preoccupata per il conseguente debosciarsi del nostro capo del governo – si svolgevano in locali sotterranei della grande villa con annesso mega parco di Berlusconi ad Arcore. Si tratta dei locali ricavati dal rifugio atomico costruito anni or sono da un fisico nucleare italiano che, dopo avere lavorato con Felice Ippolito, il padre del nucleare civile italiano stroncato a suo tempo dall’immancabile scandalo, ha tentato anche la strada della costruzione dei rifugi sotterranei capaci, almeno in teoria, di garantire a chi aveva soldi da spendere la sopravvivenza in caso di guerra atomica. Era ancora l’epoca della Guerra Fredda e della corsa agli armamenti soprattutto nucleari degli Usa e dell’Unione Sovietica (Urss).
Quando scoppiò il caso Mitrokhin, dal nome dell’impiegato dei servizi segreti sovietici che fuggì in Inghilterra portando con sé una lunga sfilza di nomi di spie occidentali dell’Urss, il fisico in questione venne sospettato di essere un informatore di quei servizi. Lui però smentì e comunque non ebbe nessuna conseguenza giudiziaria. A quell’epoca abitava in una villetta sul lato destro della strada che da Mestre porta a Treviso, e scrissi di lui su L’Espresso perché progettava l’uso di forti magneti per fabbricare montature per occhiali prive di viti.
Quella che segue è dunque una scelta di pagine tra le 389 dell'”invito a comparire” destinato senza dubbio a restare negli annali della nostra agitata e spesso molto scandalosa vita nazionale. Scelta di pagine alle quali ne seguiranno man mano altre.
Ruby. 1. Inizio: Katia Pasquino e l’accusa di furto
Ruby. 2. Pm Fiorillo a poliziotto Cafaro: “Comunità o questura”
Ruby. 3. Monforte a centrale: vestiti, foto, cercando una comunità
Ruby.4. Michele Conceicao chiama il 113
Ruby. 5. Minetti,Pasquino, Conceicao, Spinelli: la catena delle telefonate
Ruby. 6. Verso la comunità? A casa a prendere vestiti
Ruby.7. “C’è una qui fuori per prenderla”. “Il pm ha detto no”
Ruby. 8. Mubarak, le pressioni di Berlusconi e l’affidamento alla Minetti
Ruby. 10. La pm Fiorillo: “Non ricordo di avere autorizzato l’affido alla Minetti “