ROMA – 315 favorevoli, 298 contrari, un astenuto. Con questi numeri la Camera ha negato l’autorizzazione a perquisire gli uffici di Giuseppe Spinelli, il tesoriere di Silvio Berlusconi. Le carte, quindi, tornano alla Procura di Milano con l’idea, della maggioranza, che competente in materia sia il Tribunale dei ministri.
La maggioranza, insomma, regge. Esattamente il contrario di quanto accaduto nel primo pomeriggio nella “bicameralina” dove si doveva votare il federalismo municipale. Lì era finita con un pari che significa sconfitta per il governo. Per difendere Berlusconi in Aula, però, la musica è stata diversa: banchi della maggioranza super affollati, tre defezioni per motivi di salute nel Pd, e la tesi del “premier statista” è passata.
Statista nel senso che, secondo il Pdl, Berlusconi quella telefonata in Questura che sta alla base dell’accusa di concussione l’avrebbe fatta perché davvero convinto che Ruby fosse la nipote di Hosni Mubarak. Telefonata, quindi, necessaria non per coprire, come sostiene la Procura, la questione della prostituzione minorile, ma per semplice e “lodevole” ragion di stato.
Quanto ai “sì”, il governo si è fermato a quota 315, un voto in meno della “maggioranza vera”, cioè quei 316 voti necessari per un’ipotetica fiducia a Camera completa. Se ci mettiamo che l’astenuto in questione è Luca Barbareschi, ovvero l’ex finiano di ferro la cui adesione a Fli, adesso, è quantomeno in dubbio, allora la maggioranza assoluta, per quanto striminzita, sembra davvero vicina.
Il primo a commentare l’esito del voto è Umberto Bossi. Parole che pesano, le sue, proprio perché, dopo l’intoppo del federalismo municipale, è da lui che dipende la sopravvivenza dell’esecutivo. E il leader leghista dice: “I numeri sono buoni, si va avanti così, per adesso”. In quel “per adesso”, però, ci sono tutti i dubbi e le fatiche di un governo che, nonostante tutto, non può che navigare a vista.
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