Ruby, il processo alla Corte Costituzionale: la decisione tra non meno di 10-12 mesi

ROMA – Sarà tutt’alto che immediata la decisione della Corte Costituzionale su chi abbia ragione tra magistratura di Milano e Camera dei deputati in medito al caso caso Ruby. Come tutti i conflitti di attribuzione, anche quello che riguarda il premier Berlusconi avverrà in due fasi, per un tempo complessivo che mediamente è di un anno.

Si comincia con una preliminare ammissibilita’ (data per scontata in ambienti di Palazzo della Consulta, dal momento che ci si limiterà a riconoscere come titolati i due poteri dello Stato che hanno avviato il braccio di ferro) che probabilmente sara’ fissata non prima del prossimo autunno dal momento che i ruoli fino all’ultima udienza estiva del 5 luglio sono pressocché pieni.

A seguire, i giudici costituzionali dovranno poi decidere la questione nel merito. E tra un momento e l’altro passeranno diversi mesi, tenuto conto che almeno 60 giorni sono necessari alla notifica dell’ordinanza di ammissibilità. Salvo accelerazioni, il verdetto della Corte potrebbe arrivare dunque tra febbraio-marzo 2012. Nel frattempo andrebbe avanti il giudizio della quarta sezione del tribunale di Milano, dinanzi alla quale Berlusconi deve rispondere di concussione e di prostituzione minorile. A meno che, dopo la preliminare ammissibilità del conflitto, i giudici di Milano non ritengano opportuno sospendere, in attesa che la Consulta chiarisca definitivamente se spetti alla Camera o meno l’ultima parola sul potere di valutare la ministerialità di un reato.

Fissare le cause a ruolo è compito che spetta al presidente e l’attuale, Ugo De Siervo, sta per lasciare: il mandato novennale alla Consulta del professore di diritto costituzionale nominato dal parlamento nel 2002 su indicazione del centrosinistra scadrà il prossimo 29 aprile, ma gia’ da oggi – come vuole la prassi – a presiedere udienze e camere di consiglio è stato il vicepresidente, Paolo Maddalena. Tuttavia, fino al 29 aprile De Siervo continuerà a firmare i ruoli, seppure riguardino cause che, come il ‘Rubygate’, non vedranno la sua partecipazione. Se dunque il conflitto sarà depositato presso la cancelleria di Palazzo della Consulta prima delle festività pasquali, il presidente uscente potrebbe fissare la data dell’ammissibilità ad una delle camere di consiglio del prossimo autunno, per poi lasciare la ‘palla’ al suo successore.

Nella corsa alla presidenza Maddalena, alla Corte fino al prossimo 30 luglio, è insidiato da Alfonso Quaranta, giudice proveniente dalle fila del Consiglio di Stato e dato per vicino al centrodestra. Il crinale della decisione della Corte sarà comunque molto stretto. Poche settimane fa è intervenuta la Cassazione che, pronunciandosi fa su un analogo caso riguardante l’ex ministro della Giustizia Clemente Mastella, ha sentenziato che spetta all’autorità giudiziaria qualificare se un reato sia o no ministeriale, senza alcun dovere di informare le Camere.

Anche il caso Mastella è arrivato sotto forma di conflitto alla Consulta, che ne ha dichiarato l’ammissibilità senza tuttavia decidere il merito. I giudici costituzionali aspettano di leggere attentamente le motivazioni della Cassazione e anche l’impostazione che verrà data al preannunciato conflitto sul caso Ruby. Lo scorso febbraio una importante e qualificata fonte di Palazzo della Consulta aveva spiegato all’ANSA che se l’obiettivo è quello di chiedere alla Corte di fare chiarezza sulla natura del reato di concussione a carico del premier così da ottenere il trasferimento dal Tribunale di Milano a quello dei ministri (con connessa autorizzazione a procedere da parte delle Camere), allora il conflitto rischia di essere fermato con una pronuncia di inamissibilità nel merito. E questo perché – veniva sottolineato – sulle questioni di giurisdizione decide la Cassazione e non la Corte Costituzionale.

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