MILANO – Mentre in pm di Milano continuano a raccogliere prove in vista del processo a Silvio Berlusconi sul caso Ruby, anche i legali del premier si organizzano. Secondo quanto scrive ‘Il Giornale’ Niccolò Ghedini e Piero Longo sono concentrati soprattutto nel dimostrare che Berlusconi non costrinse i poliziotti milanesi a rilasciare Ruby il 27 maggio del 2010. E proprio per sostenere questa tesi, i legali del Cavaliere avrebbero acquisito la testimonianza di un agente dei servizi segreti, lo stesso che quella sera avrebbe fatto per primo l’ormai famosa chiamata in Questura. Una telefonata che descrive come una richiesta di informazioni dai toni “assolutamente normali”.
‘Il Giornale’ riporta le dichiarazioni rese dallo 007 ai legali di Berlusconi: “Il giorno 27 maggio alle ore 23 circa mi trovavo in qualità di responsabile delle scorta dell’on. Silvio Berlusconi presso l’aeroporto Le Bourget di Parigi al seguito del presidente del Consiglio dei ministri che si trovava nella capitale transalpina perché impegnato in una riunione ministeriale Osce. Mentre mi trovavo con le autorità al suo seguito a bordo dell’aeromobile, svolgendo le ultime attività di verifica prima del decollo, venivo avvicinato dall’on. Valentino Valentini, che abitualmente segue il premier durante i suoi spostamenti all’estero, il quale mi chiedeva se era possibile contattare qualcuno alla questura di Milano in quanto il presidente voleva avere notizie riguardo ad una situazione. Lo scrivente, mentre si trovava all’interno della cabina del presidente, contattava all’uopo il capo di gabinetto della questura di Milano, dott. Pietro Ostuni. Tengo a precisare che ho rapporti costanti di lavoro con il dott. Ostuni, in relazione al fatto che la nostra attività si svolge prevalentemente anche nel capoluogo lombardo“.
“Spiegai brevemente al dott. Ostuni – si continua a leggere – che l’on. Valentini aveva bisogno di parlargli di una questione che interessava il presidente e glielo passai, dando il mio cellulare all’onorevole. Successivamente mi allontanavo per svolgere mansioni connesse al mio incarico. Dopo poco l’on.Valentini nel restituirmi il cellulare mi riferì dell’interessamento del premier per una persona conosciuta e che era trattenuta presso gli uffici della questura di Milano. Giunti a Roma presi posto come di consueto all’interno della vettura utilizzata dal presidente. Dopo poco l’on. Valentini mi chiese se si potevano avere aggiornamenti sulla questione di Milano. Ricontattai perciò il dott. Ostuni e gli chiesi se ci fossero novità al riguardo. Il dirigente mi spiegò che le procedure erano in via di completamento e che la persona in oggetto era ancora trattenuta per accertamenti. A questo punto passai il cellulare all’on.Valentini che lo diede al presidente Berlusconi, che si limitò a ringraziare il dott. Ostuni. Della vicenda non ho più avuto notizia“.