Rutelli al Pd: “Io ho scelto, e voi?” Dai democratici risposte contraddittorie

Francesco Rutelli

Francesco Rutelli sceglie il quotidiano Europa per rivolgersi al Partito Democratico. “Noi abbiamo scelto” scrive il leader di Alleanza per l’Italia che poi chiede al Pd: “E voi?”. Secondo Rutelli, infatti, non è ancora chiaro “quale coalizione il Pd intenderebbe formare”. Secondo il leader di Api, infatti, Bersani e i suoi non possono non fare i conti con “la crisi nera del bipolarismo” e l’innegabile “richiamo del terzo polo”. Rutelli, quindi, chiama il Pd ad un’alleanza chiara che, però, nelle sue intenzioni deve mettere da parte Vendola e Di Pietro.

Come accade davanti ad ogni scenario di alleanza plausibile, da Pd arrivano segnali contraddittori. Apertura a Rutelli da parte di Marco Follini che chiede al leader di Api un passo ulteriore: “Tifo per un’alleanza tra riformisti e moderati che però va costruita da ambo i lati. I riformisti si devono sottrarre al fantasma dell’alleanza tutta spostata a sinistra mentre i moderati non devono cedere alla deriva della conservazione”.  Per Follini, quindi, è Rutelli a dover risolvere una certa ambiguità: “L’equidistanza tra Pd e Pdl non regge. E’ richiesta una scelta strategica sia a noi sia a loro”.

Parzialmente diversa l’analisi di Paolo Gentiloni: Rutelli “ha ragione, servono scelte chiare anche se il Pd tutto può fare tranne che una scelta centrista”. E Il Pd? Secondo Gentiloni  “non deve rinchiudersi in una mini alleanza di sinistra con Vendola e Di Pietro ma, allo stesso tempo, il centro non deve illudersi che la sua proposta sia risolutiva con questa legge elettorale”. Anche perché, secondo l’esponente del Pd, se ” malauguratamente si va a votare con il “porcellum”, Casini e Rutelli sanno bene che da soli arrivano terzi. Qui c’è il rischio che si ripeta il ’94 quando, alla fine, fu Berlusconi a governare». Secondo Gentiloni, quindi,  è necessario “lavorare a un’alleanza di centrosinistra anche a costo di perdere qualche pezzo, se non tutti sono disponibili”.

Giuseppe Fioroni, ex popolare, è invece preoccupato dal terzo polo, soprattutto se dentro dovesse finirci anche Gianfranco Fini.”Noi – spiega -non possiamo rimanere schiacciati tra l’incudine e il martello, tra Fini e Renzi”. Per Fioroni occorre riconoscere il merito di Fini, quello di aver “saputo rinnovare la destra ma dobbiamo stare attenti a non alimentare l’immagine che lo raffigura come la levatrice della terza Repubblica mentre il Pd è il vecchio, anche se è il partito più presentabile della seconda Repubblica”. Il Pd, invece, deve evitare di “riproporre lo schema della vecchia macchina da guerra del ’94 di Occhetto. Invece dobbiamo saper attrarre i moderati, anche di centrodestra, agganciandoli a un serio programma di governo concordato con il centro”.

Le elezioni si avvicinano. La chiarezza di idee e l’unità di intenti nel Pd, invece, sembrano ancora molto lontane.

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