Rutelli: “Verso la svolta, ma non a sinistra” e la rottura sembra congelata

Pubblicato il 29 Settembre 2009 - 14:12 OLTRE 6 MESI FA

La “svolta” di Rutelli non guarda di certo a sinistra. L’ex segretario della Margherita analizza e sviscera quelli che considera gli errori del partito democratico nella sua “Lettera a un partito mai nato”, il libro presentato martedì alla Camera di commercio di Roma. «Se si percorrono binari già tracciati si va al deposito», assicura.

Però Francesco Rutelli, anche se non lo dice a chiare lettere, non lascia. Almeno per ora: lo strappo con i democratici è «una partita ancora aperta, ma ogni giorno che passa, la direzione sembra già scritta».

Lui scommette sul futuro del partito e sugli strascichi del Congresso riflette: «Se uno di voi va per strada e chiede ai passanti di che cosa sta discutendo il congresso del Pd, difficilmente qualcuno saprà rispondervi. Al limite vi chiederanno “chi vince?”. Questo congresso è solo una conta, non serve a sciogliere dei nodi, non si danno risposte».

Rutelli non può correre da solo, si allinea alla mozione del segretario Dario Franceschini e al momento l’idea di un nuovo soggetto politico moderato di centro, in cui confluiscano anche fuoriusciti dal Pd, è congelata.

Guardando all’esperienza europea e agli errori di strategia degli altri Paese, Rutelli fa una vera e propria requisitoria contro i democratici che restano arroccati alle idee della socialdemocrazia in crisi e alla vecchia sinistra comunista.

«Abbiamo creato il Pd per ampliare, non per rispolverare vecchie ideologie», ha spiegato il fondatore della Margherita. Citando «il rinnovamento tra forze di sinistra in Europa», prospettato da Pierluigi Bersani, in lizza alle primarie dei democratici contro Franceschini, Rutelli è scettico sugli scenari possibili: «Se il Pd dovesse andare a sinistra, alla ricerca di porti magari più sicuri per qualcuno, tradirebbe le sue ragioni fondative».

Ma, se Bersani dovesse aggiudicarsi, come appare probabile, la guida del partito l’egemonia degli ex Pci potrebbe ritornare. A pagarne le spese sarebbero i consensi in un Paese che sembra prediligere la moderazione piuttosto che il revival comunista e «il progetto sarebbe destinato a fallire».

Per fronteggiare la ventata di destra che ha trascinato gran parte dell’Europa, Italia compresa, con il «grande uomo di marketing ma non di governo» -che è Silvio Berlusconi- per Rutelli serve «uno sforzo straordinario per fare nascere un nuovo pensiero politico, un impasto nuovo, un’esperienza nuova».