Sacconi: "Fare riforma del lavoro anche senza accordo"

ROMA – Bene l'ascolto delle parti sociali, ma ''su cio' per cui non c'e' accordo il governo ha il dovere di decidere senza subire veti''. Lo dice al Corriere della Sera l'ex ministro del Welfare Maurizio Sacconi sottolineando che la riforma del mercato del lavoro rappresenta per l'esecutivo Monti la ''prova del nove''.

Per il senatore del Pdl ''il cuore del problema'' sono i licenziamenti disciplinari. ''Oggi – spiega – il datore di lavoro sa che dovra' rinunciare a licenziare i dipendenti infedeli o incapaci perche' consapevole che il giudice reintegrerebbe il lavoratori, magari con 7-8 anni di ritardo, e dovendo pagare tutti gli arretrati''. Un sistema simile, prosegue, non e' nemmeno nell'interesse dei sindacati ''che devono difendere la grande maggioranza dei lavoratori che fanno il loro dovere e i giovani che aspirano a lavorare rispetto alle minoranze di assenteisti che la norma e la giurisprudenza rendono intoccabili''.

Le norme sul reintegro, aggiunge, sono considerate dagli organismi sovranazionali ''una fortissima inibizione ad assumere e a farlo con contratti di qualita'''.

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