Il “direttore” Sallusti al deputato Guzzanti alla vigilia della fiducia: “Noi ti paghiamo e, se vuoi…continuiamo”

di Lucio Fero
Pubblicato il 13 Dicembre 2010 - 14:21 OLTRE 6 MESI FA

Paolo Guzzanti, deputato indeciso e giornalista in scadenza di contratto al "Giornale"

Andata in onda su La7, imbarazzante per chi ha potuto vederla, vissuta senza imbarazzo dal protagonista: Alessandro Sallusti direttore de Il Giornale. Sono collegati e/o in studio lui e Paolo Guzzanti, deputato il cui voto sulla sfiducia o fiducia al governo è incerto. Guzzanti sta parlando più o meno di politica, del perché e del come dopo essere stato eletto nella lista Pdl si sia allontanato da Berlusconi, faccia parte oggi del piccolo Partito Liberale, sia propenso a votare contro il premier, a meno che…E’ una lunga storia quella di Guzzanti politico: socialista in gioventù, berlusconiano dopo i cinquanta anni, poi negativamente colpito dalle ripetute lodi del premier a Putin che Guzzanti considera tutt’altro che un esempio di democrazia, infine lo “choc” culturale di quella che Guzzanti stesso ha battezzato a suo tempo: “Mignottocrazia”. Insomma la rottura con il premier, con i suoi usi e costumi politici, fino all’ipotesi di votargli la sfiducia. Una lunga storia che Guzzanti sta riproponendo per sommi capi in tv. Sallusti interviene: “Noi ti paghiamo”.

Quel “noi” di Sallusti è formalmente un “noi” che riguarda e si esaurisce nella proprietà e direzione de Il Giornale. Infatti Guzzanti oltre che politico è giornalista, lo è stato per decenni, ultima incarnazione e ruolo quello di editorialista appunto de Il Giornale. Quel “noi ti paghiamo” è formalmente ineccepibile, ma ha un sapore ambiguo pronunciato in questo momento e in quella sede, una discussione televisiva sulla fiducia. Quel “noi” ha il sapore di qualcosa di più largo della proprietà e della direzione de Il Giornale. Sallusti lo sa e infatti lo pronuncia con un largo, calcato e allusivo sorriso. E Guzzanti capisce l’antifona, quasi accusa il colpo. Sbanda solo un attimo, poi assorbe e recupera: “Sono pagato per non scrivere, un contratto che scade tra qualche mese”. (Seimila euro netti al mese pare sia la cifra).

Alessandro Sallusti, direttore del "Giornale"

Ma Sallusti non molla Guzzanti, lo addenta. Pronto gli ribatte: “Ti comunico che il contratto te lo rinnoviamo, se vuoi…”. Attenzione: Sallusti direttore di un giornale, direttore de Il Giornale, non dice, anzi si guarda bene dal dire al Guzzanti giornalista: “Se vuoi ti facciamo scrivere, stampiamo le tue opinioni”. Sallusti direttore su questo resta muto. Sallusti invece offre pubblicamente un prolungamento del pagamento a Guzzanti ignorando la sua lamentela e richiesta professionale di vedere richiesti e pubblicati i suoi articoli. Sallusti, di sua iniziativa e in scienza e coscienza parla da ufficiale pagatore e non da direttore di un giornale.

Lascia volutamente aperta e clamorosa, imbarazzante e conclamata l’ambiguità se il “noi ti paghiamo” sia frase rivolta al giornalista Guzzanti o al deputato Guzzanti. E quel “se vuoi…” rivolto a Guzzanti resta sospeso: non è chiaramente un “se vuoi scrivere”, infatti Sallusti questo non dice. E’ un “se vuoi…” senza oggetto manifesto e preciso, un “se vuoi…” che suona, anzi è un “se vuoi” politico che Sallusti ritiene di poter e dover mettere sul tavolo. Il “tavolo” della fiducia o sfiducia a Berlusconi, non quello della prima pagina del Il Giornale. Sul primo Sallusti gioca e offre lo ritiene di sua competenza, sul secondo Sallusti glissa come fosse non di sua competenza.

Andata in onda su La7: così un Sallusti parla a un deputato alla vigilia del voto di fiducia: “Ti paghiamo e, se vuoi…continuiamo”. Imbarazzante per tutti, non per Sallusti.