Il “salva Napoli” di De Magistris: più Imu, meno spese. Arrivano 280 mln

Pubblicato il 28 Gennaio 2013 - 22:45| Aggiornato il 10 Maggio 2022 OLTRE 6 MESI FA

NAPOLI –   Imu più salata, dismissione di parte del patrimonio immobiliare, razionalizzazione delle società partecipate e riduzione delle spese del personale: Napoli vara la sua “austerity”. Luigi De Magistris  ha scelto la strada per far fronte al miliardo e mezzo di debiti e deficit che hanno portato il Comune sull’orlo della bancarotta. E’ tutto previsto e scritto nel Piano di rientro finanziario pluriennale che il Consiglio comunale ha approvato nella serata di lunedì 28 gennaio per aderire alle misure previste dal decreto ‘Salva Comuni’.

Il documento passerà ora all’esame del Ministero dell’Economia, che è chiamato a validarlo, e subito dopo consentirà di far arrivare nelle casse esauste del Comune di Napoli 280 milioni di euro, un prestito che l’amministrazione comunale dovrà restituire in dieci anni. ”Napoli – è stato il primo commento del sindaco De Magistris – è stata un laboratorio. Questa è una norma fatta per situazioni come la nostra”.

Il Piano è passato a maggioranza, con l’astensione di Pd, Sel, Udc, Centro democratico e Ricostruzione democratica. Al momento del voto le opposizioni non erano in aula. ”Chi si è sfilato all’ultimo minuto – ha commentato il sindaco – ha assunto un atteggiamento pilatesco. Ora comincia una nuova epoca che ci porterà  fuori dal tunnel”. I primi benefici potrebbero arrivare già nelle prossime settimane, se non nei prossimi giorni. L’ok alla manovra consente di far arrivare, nelle casse del Comune, già a partire da febbraio, liquidità per un ammontare pari all’80% del totale previsto e, tra le ”ricadute immediate e positive” porterà la possibilità di avviare il pagamento dei creditori.

”Sarà possibile – ha fatto sapere il sindaco – far scorrere il ‘cronologico’ fino al 2010”. A fronte di questo ci sono le misure e l’impegno di Napoli e dei suoi cittadini: l’Imu sulla prima casa aumenterà di un punto e arriverà all’aliquota massima (0,6 per mille) con un gettito che salira’ a 363 milioni, spalmati in 10 anni. L’aumento, per la quota che spetta al Comune, ha assicurato de Magistris, ”verrà destinato in modo indefettibile ai servizi essenziali per la città”.

Nella manovra – ha tenuto a evidenziare de Magistris – c’è stata grande ”attenzione per le fasce deboli’‘: la soglia di esenzione dall’Irpef, pur incrementata ai livelli massimi – cioe’ allo 0,8% – passa a 18 mila euro, una misura che coinvolge circa un terzo dei contribuenti partenopei. Dalla dismissione del patrimonio arriva la voce d’entrata piu’ consistente: 785 milioni di euro dei quali 730 milioni relativi agli immobili e 55 milioni relativi agli ex autoparchi ed ex officine. E’ prevista la riduzione delle spese del personale, da realizzare attraverso l’eliminazione dei fondi per il finanziamento della retribuzione accessoria del personale dirigente e di quello del comparto.