Salva Roma: Napolitano perplesso, Letta molla. Brunetta: “Governo in coma”

Salva Roma: Napolitano perplesso, Letta molla. Brunetta: "Governo in coma"
Enrico Letta e Giorgio Napolitano

ROMA – Giorgio Napolitano esprime le sue perplessità, Enrico Letta molla il decreto Salva Roma. E Renato Brunetta attacca: “Governo in coma”. Epilogo e sintesi del cosiddetto Salva Roma- Salva Tutti. Un decreto che ha suscitato un violento dibattito, con l’ostruzionismo di M5s e Lega. E l’altolà di Napolitano a dirimere la discordia. Una decisione quella del presidente del Consiglio maturata nonostante la fiducia incassata alla Camera, dopo aver sentito le perplessità del Capo dello Stato che ha mosso rilievi sulla insostenibilità dell’appesantimento emendativo sul provvedimento.

Tra una Lega che esulta – Salvini e Maroni all’unisono reclamano la vittoria – e i grillini che sottolineano l’inadeguatezza del governo e il suo “navigare a vista”. Il capogruppo Forza Italia alla Camera, parte all’attacco:

“Governo Letta sempre più in stato comatoso –  è il giudizio di Brunetta – Dopo l’ignobile figura fatta sulla legge di stabilità e quella, altrettanto ignobile, sugli affitti d’oro, adesso, rossi di vergogna per le critiche ricevute relativamente alle marchette del decreto cosiddetto Salva Roma, ripetiamo rossi di vergogna, fanno saltare il decreto stesso con un grottesco contrordine compagni.

Un governo e una maggioranza delegittimati dalla sentenza della Corte costituzionale stanno esalando i loro ultimi respiri. Che qualcuno dall’alto stacchi al più presto la spina“.

L’altolà di Napolitano è giunto per l’eterogeneità ed estraneità ai contenuti originari delle numerose disposizioni inserite dalle Camere in sede di conversione. Il decreto Salva Roma aveva incassato la fiducia alla Camera con 340 sì e 155 no, tra cui quello di Gianluca Bonanno (Lega) che ha votato contro il provvedimento con una molletta per panni sul naso (“Questo decreto puzza”). Il voto definitivo sul testo era slittato al 27 dicembre. E ciò anche a causa della violenta opposizione del movimento M5S, che aveva annunciato battaglia totale fino a quando non avrebbe avuto la certezza che la norma sugli affitti d’oro intestati alla Pubblica Amministrazione, al centro delle polemiche nelle ultime 48 ore, non fosse stata definitivamente cancellata.

Comunque sia, la maggioranza, per evitare ulteriori fibrillazioni politiche (M5S e Lega avevano minacciato ostruzionismo anche oltre il 31 dicembre), aveva assicurato che la questione sarebbe stata affrontata sia nei 137 ordini del giorno che sarebbero stati esaminati il 27 dicembre, sia nel dl milleproroghe.

L’altra norma della discordia, quella che penalizza i Comuni che cercano di arginare il gioco d’azzardo, definita da Renzi “una porcata” e da Letta “un errore”, invece, era già stata cassata. Restavano in piedi solo tre commi che disciplinavano per lo più il contenzioso tra Stato e concessionari di slot. La norma sul gioco d’azzardo aveva innescato polemiche anche fuori dalle aule parlamentari: nel blog di Grillo viene messo all’ indice il vicedirettore de “La Stampa” Massimo Gramellini, “responsabile” di non aver dato il giusto risalto all’azione del M5S contro l’emendamento a favore del gioco d’azzardo, dando importanza invece solo alla reazione di Renzi che ha invitato il Pd (che prima l’aveva approvata) a bocciare la misura pro-slot.

Tra i temi affrontati nel Dl c’erano anche le norme che regolano il trasporto ferroviario in Campania, Sicilia e Valle d’Aosta; misure su Roma capitale e, tra l’altro, sulla gestione dei crediti di questa verso le società partecipate. Si stanziavano inoltre 25 milioni per Expo 2015 e si prevedevano misure a favore delle zone colpite da terremoti e alluvioni. Si obbligavano gli enti locali che hanno superato i limiti finanziari posti alla contrattazione integrativa a recuperare le somme indebitamente erogate al personale. E si stabiliva, tra l’altro, che beni aziendali confiscati alla mafia potessero essere trasferiti a comuni, province o regioni.

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