Salva-Sallusti: i falchi guidati da Rutelli, al Senato vogliono la gogna

Francesco Rutelli (Foto Lapresse)

ROMA – La multa fino a un massimo di 50mila euro è troppo poco. “Da discount”, meglio 100mila. Il carcere ai giornalisti a parole non lo vuole nessuno. Ma poi si raccolgono firme per il voto segreto. Sulla salva-Sallusti, il disegno di legge sulla diffamazione, è stata la notte dei falchi. E sono falchi trasversali quelli che in Senato hanno dato battaglia fino a notte inoltrata.

Falchi, stando alle cronache del giorno dopo, capitanati da Francesco Rutelli. Il sospetto, secondo le consuete “colombe” che in questi casi si oppongono a chi preferisce modi e toni forti, è che la legge possa trasformarsi nel terreno per una sostanziale vendetta. Contro i giornalisti, i “nemici”.

E il “falco” Rutelli parte all’attacco quando nella notte la trattativa prevede multe più morbide per il giornalista che diffama: non più tra 5 e 100 mila euro, ma comprese tra 5 e 50mila euro. Tuona il leader Api: “No al discount o al supermarket della diffamazione con multe a metà prezzo”.

Ma ai falchi non bastano le multe, tanto meno se diventano “da discount”. Il dibattito si riscalda, i più duri si arroccano e spingono per una versione “hard” del provvedimento. A un certo punto della nottata Anna Finocchiaro, capogruppo Pd, dice: ”Questo più che un Senato è un’arena, un Colosseo nel quale si vuol vedere scorrere il sangue…”. Creando una situazione ”difficilmente governabile”. Ovvero lasciare il carcere per chi diffama gravemente. A parola tutti prendono le distanze. Seguiamo ancora le affermazioni di Rutelli, che si dice ”favorevole ad eliminare la previsione del carcere per un giornalista, pur se riconosciuto colpevole di gravi diffamazioni”.

Poi però, sempre Rutelli, si fa promotore della raccolta di firme per il voto segreto sull’articolo 1 del provvedimento. Ossia quello che elimina il carcere per i cronisti, riduce le pene (in teoria) e disciplina l’obbligo di rettifica anche per i prodotti editoriali on line. E si sa che la segretezza del voto consente una certa libertà di movimento.

Dato il clima il dibattito è rimandato a lunedì. Dopo l’ultima nottata resta l’obbligo di rettifica gratuita e senza commenti pubblicata subito. Niente da fare per la proposta Pd di punire le “querele temerarie“: se il querelante perde paga le spese più un decimo della somma richiesta

I commenti sono chiusi.

Gestione cookie