ROMA – Dopo aver detto ai suoi di “non allontanarsi da Roma per le ferie” come ad annunciare una crisi di governo, Matteo Salvini in serata bussa alla porta del premier Giuseppe Conte e pone le sue condizioni per andare avanti: una rivoluzione nel governo, con nomi nuovi e un “contratto” rivisto e corretto in salsa leghista, o è meglio finirla qui, subito. E non arrischiarsi neanche ad avviare un’impresa impervia come quella di scrivere, da separati in casa, la prossima manovra.
Per tutto il giorno, dopo lo strappo del Senato, si rincorrono voci di Salvini al Quirinale, a colloquio con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Le fonti ufficiali smentiscono. Il leader leghista – si racconta – è con i fedelissimi a costruire la strategia e preparare il comizio notturno di Sabaudia.
E mentre parlamentari e sottosegretari leghisti, tifosi da mesi della crisi, accorrono sulla costa romana, l’atmosfera al vertice di governo si fa sempre più gelida. Lo è, quando in serata il vicepremier si presenta da Conte. Per un incontro che fonti leghiste descrivono “lungo, pacato e cordiale”, ma che altri raccontano come assai teso.
Luigi Di Maio, alle prese con gruppi pentastellati sull’orlo dello psicodramma, è nel palazzo, ma non sembra aver preso parte al colloquio. Da fuori, giungono le voci più disparate, come quella – alimentata da qualche parlamentare leghista – che ipotizza le urne il 6 o il 13 ottobre. Ma in casa M5s, dove le ansie crescono con il passare delle ore, è a un rimpasto che ci si prepara. Conte lo ha sempre detto: se i partiti di governo lo chiedono è pronto a un rimpasto di governo, sebbene lui sia contento della sua squadra di ministri.
E’ questa la voce che gira per tutto il giorno nei palazzi del potere: che il leader della Lega punti alla sostituzione del ministro alle Infrastrutture, bocciato in Aula dal sì alla Tav, Danilo Toninelli. Si sussurra che possa chiedere lo scalpo anche di Giulia Grillo, Elisabetta Trenta e Sergio Costa: con il ministro dell’Ambiente è furioso perché lo ha attaccato per la vicenda del figlio su una moto d’acqua della polizia.
Ma è a qualcosa di più che sembra puntare il ministro dell’Interno: un cambio radicale nel governo. Secondo alcune fonti, chiederebbe anche di sostituire il ministro Giovanni Tria, che si è mostrato troppo sensibile alle ragioni delle regole di bilancio Ue.
“Magari”, commenta una fonte M5s: se un leghista andasse al ministero dell’Economia dovrebbe ‘accollarsi’ una manovra comunque difficilissima. Chi è vicino a Di Maio fa sapere che se Salvini vuole un rimpasto lo deve chiedere. Altre fonti pentastellate aggiungono che non se ne parla di offrire alla Lega lo scalpo solo di Toninelli o Grillo: se rimpasto deve essere, riguardi anche ministri leghisti come Marco Bussetti e Gianmarco Centinaio. Quanto al contratto di governo, si può discutere. Ma se Salvini chiede di rivedere il reddito di cittadinanza, vuol dire che si va a rompere.
Calma e nessuna resa incondizionata, dicono dal M5s, dentro il quale cresce una fronda per la crisi. I pentastellati ipotizzano che un “rimpastone” si possa fare, ma a settembre, anche perché il Conte bis dovrebbe passare dalle Camere. Ma i partiti di governo e opposizione si preparano a ogni ipotesi, inclusa quella che Salvini chieda “lo scalpo” di Conte.
Sullo scenario del voto, pesa l’incrocio con la riforma costituzionale per il taglio dei parlamentari: se il governo cadesse subito, la riforma salterebbe; se si andasse al voto dopo, bisognerebbe attendere i tempi tecnici di un eventuale referendum (magari chiesto dallo stesso M5s) e non si potrebbero convocare le urne entro la primavera. E poi si aprirebbe il dossier legge elettorale: quella attuale, con una quota maggioritaria, sembra favorire Salvini ma – ragiona Matteo Renzi – con il taglio dei parlamentari sarebbero ampio il fronte parlamentare (tutti tranne Lega e Fdi) per il proporzionale puro. Un altro fattore che promette di pensare.
Salvini a Sabaudia: “Qualcosa si è rotto nella maggioranza”
In serata, dopo il vertice con Conte, Salvini è andato a Sabaudia per il suo comizio annunciato e poi annullato. Alla fine si fa: Salvini arriva e parla del Governo:
“Non sono fatto per le mezze misure, o facciamo cento, o si vota. Star lì a scaldare la poltrona non fa per me. Sono tre giorni che non dormo. Quando sentì la responsabilità sulle spalle non è semplice. Vi do la mia parola che quello che farò non sarà nell’interesse del mio partito ma per il Paese”. “Speriamo di fare tante cose. Nelle prossime ore si decideranno tante situazioni”. “Conto di farlo con la coscienza a posto, senza avere padrini e padroni”.
Il vicepremier afferma:
“Non mi interessano rimpastini o rimpastoni, due ministri in più o in meno, mi interessa potere fare le cose. Finché si potevano fare, sono andato avanti come un treno. Se dovessi rendermi conto che non si possono fare più, meglio fare come nel matrimonio quando non si va più d’accordo. Fare la scelta che persone adulte devono fare, divorziare. E ne ho una certa esperienza”. “La scelta giusta che accontenta sempre tutti non è possibile. Io spero di accontentare tanti. Ci sarà sempre qualcuno che non è d’accordo. Ma siamo in democrazia”. Però, ha sottolineato, “la scelta va fatta in fretta, la nostra sorte è in mano al popolo”.
Tra le dichiarazioni sul Governo arriva l’elenco delle cose da fare. Salvini ancora una volta parla da candidato premier alle elezioni e annuncia la riforma della Giustizia con la separazione delle carriere, la riforma della Scuola, la cancellazione del codice degli appalti. Il diritto di voto ai ragazzi dai 16 anni in su, la detassazione per le famiglie con figli.
Fonte: Ansa, Repubblica