Salvini-Di Maio, se staffetta chi per primo? Il “comitato di conciliazione” se litigano: un cdm parallelo?

Salvini-Di Maio, se staffetta chi per primo? Il "comitato di conciliazione" se litigano: un cdm parallelo?
Salvini-Di Maio, se staffetta chi per primo? Il “comitato di conciliazione” se litigano: un cdm parallelo?

ROMA – Evocata per essere subito accantonata, riprende corpo l’ipotesi di una staffetta di governo Salvini-Di Maio per superare l’impasse dei due leader su chi debba assumere la premiership del governo nascente Lega-M5S [App di Blitzquotidiano, gratis, clicca qui,Ladyblitz – Apps on Google Play]. Sarebbe una novità, soprattutto un’incognita, visto che allo stato attuale è difficile pronosticare 5 anni di legislatura, visto che i precedenti parlano solo del fallimento della staffetta Craxi-De Mita.

Cose da Prima Repubblica che segnalano però l’enorme difficoltà dei due “homines novi” a immaginare convergenze di programma e di nomi utili a un compromesso di governo. Il Presidente della Repubblica Mattarella ha concesso altro tempo, le delegazioni di M5S e Lega sono impegnate a testa bassa a risolvere il rebus, ma a due mesi dal voto non è dato conoscere nemmeno il nome di un premier espressione e sintesi dell’alleanza.

Fioccano identikit di personalità dal complicato profilo – terze, neutrali ma non tecnici -, circolano bozze di contratto di governo, col solo risultato di bruciare i nomi indicati e dover smentire programmi concordati (come il ritorno, non si capisce in che forma, alla sovranità monetaria). E in caso di staffetta, chi dei due dovrebbe portarne per primo il testimone?

Di Maio ha accettato di spostarsi di nuovo – anche pubblicamente – su posizioni più radicali e critiche sull’Unione europea e i trattati, posizioni sostanzialmente euroscettiche. Salvini in cambio ha concesso che, nell’ipotesi di staffetta, il primo ad andare a Palazzo Chigi sarebbe un nome, «politico», grillino. E non è detto che siano i nomi dei due leader, potrebbero benissimo essere i numeri due, diciamo così. (Jacopo Jacoboni, La Stampa)

Comitato di conciliazione se litigano. La difficoltà a unire in un sol corpo due anime tanto distinte è segnalata non solo dalla staffetta (rappresentazione plastica di un fallimento) ma anche dall’introduzione di un non meglio precisato “comitato di conciliazione”, la cui funzione politica è quantomeno controversa. Prevederebbe la partecipazione anche di organi costituzionali, una specie di camera di compensazione per dirimere eventuali controversie in seno a un esecutivo a doppia trazione.

Secondo il ministro uscente Delrio, “è come il Gran consiglio del fascismo, siamo agli organi paralleli ormai…”. Per il giurista Giacinto Della Cananea, estensore materiale del programma M5S, nulla che non esista già: “Se nel comitato di conciliazione – spiega – ci fossero persone che non fanno parte del governo, questa sarebbe una differenza importante rispetto al percorso che noi avevamo immaginato. Comunque il comitato di conciliazione è simile al Consiglio di gabinetto previsto dal regolamento di governo. Non c’è nulla di eversivo”.

 

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