Salvini: voglio vedere chi mi dice no. E Mattarella e la legge: eccoci qua

di Lucio Fero
Pubblicato il 13 Luglio 2018 - 09:36 OLTRE 6 MESI FA
Salvini: voglio vedere chi mi dice no. E Mattarella e la legge: eccoci qua

Salvini: voglio vedere chi mi dice no. E Mattarella e la legge: eccoci qua

ROMA- Salvini ed era ancora il pomeriggio di giovedì: “Io non autorizzo nessuno a sbarcare da quella nave, chi lo fa se ne assume la responsabilità”. [App di Blitzquotidiano, gratis, clicca qui,- Ladyblitz clicca qui –Cronaca Oggi, App on Google Play] Salvini ed era ancora il pomeriggio di giovedì così dichiarava alla nazione, così garantiva alla “sua” nazione, così sfidava chiunque ad opporglisi. Con un pubblico, alto, sonoro e molto sicuro di sé: voglio vedere chi mi si oppone, chi mi dice no.

A notte dello stesso giovedì Matteo Salvini si dirà letteralmente “stupito e amareggiato”. Qualcuno gli aveva detto di no: un presidente della Repubblica e una Procura della Repubblica. Mattarella e la legge avevano risposto a Salvini sfidante: eccoci qua.

Non stupisce lo stupore di Salvini: per tutta la giornata e fino a notte era stato senza che nessuno facesse un fiato il Ministro degli Interni. E anche quello della Difesa, visto che emanava istruzioni su una nave militare. E anche Ministro delle Infrastrutture, visto che disponeva di porti e attracchi. E anche Ministro della Giustizia, infatti emanava mandati di arresto. E anche, ovviamente, presidente del Consiglio visto che coordinava e presiedeva alla decisioni di tutti i Ministeri che gli pareva. Nessuno faceva un fiato, anzi molti facevano la ola.

Salvini Ministro della Giustizia, anzi di più Salvini Magistratura inquirente e giudicante, aveva emesso mandato d’arresto per migranti a bordo della nave Diciotti. E lo aveva fatto nella maniera che gli è costituzionalmente più consona: se non vedo arresti non faccio sbarcare nessuno. E’ una concezione del mondo: l’unica regola è che non esistono regole, vince chi minaccia di più, tanto i più applaudono o stanno zitti.

Gli arresti di migranti servivano e non poco a Salvini. Serviva a Salvini capo supremo della Lega e signore in capo del governo e del paese mostrare alle genti italiche il trofeo dell’immigrato che scende la scaletta finalmente in manette. Un trofeo così valeva ben la pena e il farsi carico del fastidio indubbio del doverne far scendere a terra un’altra sessantina.

E così Salvini ordinava e decretava: manette o sbarco. Voglio vedere chi mi dice di no…No non glielo diceva certo Giuseppe Conte. Che non può e non sa dirglielo. Che alla fine onorerà il suo ruolo onorifico di capo del governo fingendo da latore di un messaggio: il no del Quirinale a Salvini lo gira appunto Conte. E Conte in questa e altre storie di governo è tutto qui.

No a Salvini non lo diceva Di Maio nè M5S. In nome del rigoroso rispetto della lottizzazione di governo tra Lega e  M5S: tu coi migranti e confini e affini fai come ti pare, io faccio come mi pare con lavoro, pensioni, Tav, Ilva…

No a Salvini non lo diceva nessuno, nessun altro ministro, nessuna istituzione, men che mai la stampa. Ci voleva Mentana alla e otto della sera per ricordare che “fino a che c’è democrazia non è che un ministro può disporre arresti”.

Non glielo diceva nessuno di no. Fino a che Mattarella da Roma e una Procura della Repubblica dalla Sicilia non dicevano a Salvini: eccoci qua, te lo diciamo noi no. Un no non certo a titolo personale. Mattarella presidente della Repubblica lo pronunciava a nome della Costituzione e delle fondamenta dello Stato di diritto. Un ministro degli Interni, un qualsiasi ministro di qualsiasi governo di qualunque paese che non sia dittatura non può disporre arresti. Neanche Trump può prima e al posto della magistratura americana. Perfino Putin mostra di non essere mai lui direttamente. Solo Erdogan lo fa. Ecco, Mattarella diceva no, qui non si può fare come fa Erdogan in Turchia.

E la Procura della Repubblica diceva no, un no non personale a Salvini. Ma un no secco all’ordine di Salvini pronunciato in nome della legge. Non una legge astratta e qualunque. La legge primaria, quella per cui della libertà personale non dispone in democrazia un governo. In democrazia i governo non arrestano e non impongono manette. Sono i giudici a farlo. E’ una legge semplice semplice, un po’ vecchiotta è vero: dal suo primo vagito conta qualcosa di più di tre secoli. Nacque bambina gracilissima in Inghilterra, la battezzarono strano, un nomignolo “habeas corpus”. Si fece giovane e spavalda un secolo dopo, in Francia. Crebbe, si fece adulta. Venne accolta in ogni Costituzione d’Europa e d’America del Nord. In suo nome Rivoluzioni e guerre. Per tutti i tre secoli di vita ebbe, ha avuto e ha nemici e avversari. La legge è quella che si chiama libertà.