Salvini ruspa Conte, cerca la lite. Ma non subito, gli serve un governo nemico

Matteo Salvini ruspa Giuseppe Conte, cerca la lite. Ma non subito, gli serve un governo nemico
Salvini e Conte in una foto d’archivio Ansa

ROMA – Salvini ruspa Conte. Prima e dopo la pubblica protesta del presidente del Consiglio, protesta esplicita contro appunto Salvini. Prima lo ruspa convocando 43 organizzazioni industriali e sindacali e illustrando il come e il quando della manovra di bilancio 2020. Ruspa Salvini su Conte capo(?) del governo, su Tria ministro dell’economia e su Di Maio ministro dello Sviluppo e del Lavoro. Per dirla come la dice il capo(?) del governo: “una scorrettezza istituzionale”.

Dopo lo ruspa snobbando il richiamo pubblico subito(?) ad opera di Conte, facendo il finto cortese (“certo che decide il governo”) ma confermando che il governo o fa quel che dice la Lega o fa…quel che dice la Lega. E facendo finta di non aver sentito, anzi mostrando che da un orecchio gli entra e dall’altro gli esce il richiamo di Conte e Di Maio ad andare in Senato a raccontarla almeno un po’ giusta su Savoini e i russi.

Prima e dopo Salvini ruspa Conte e dà anche una doppia passata di bulldozer presentando fisicamente come suo braccio destro in economia applicata quell’Armando Siri ex sotto segretario che ha dovuto lasciare il governo per, diciamo, acclarata questione morale. Salvini quel Siri lo sbatte in faccia a Di Maio e Conte, è Siri che illustra la flat tax che Conte e Di Maio dovranno approvare.

Ovunque, forse perfino in Russia, se il capo del governo accusa un ministro di scorrettezza istituzionale (che non è maleducazione grande ma eversione anche se piccola) e se un ministro, lo stesso ministro è colto in palese pubblica e ripetuta bugia (Savoini) ed è smentito nelle sue affermazioni da comunicato ufficiale del capo del governo…Ovunque, forse perfino in Russia, quel governo così come è non sta più in piedi. Ad Occidente della Russia, con l’eccezione dell’Ungheria, quel ministro si dimette. O si dimette il capo del governo.

In Italia no, in Italia Salvini strizza Conte e Di Maio come limoni e più o meno tutti trovano la cosa abbastanza naturale. La domanda semmai è quando Salvini getterà la buccia dei limoni strizzati. Perché Salvini è invulnerabile nei sondaggi, quindi vissuto come onnipotente nella nuova costituzione materiale che vige nell’umor di popolo. E’ già pieno di giornalisti (questi i social non li chiamano giornalai) che ricostruiscono trappole ai danni di Salvini della congiura internazionale cui partecipano il Papa, Macron, l’alta finanza, quei maledetti democratici americani e gli amici di Soros e un po’…anche Draghi.

In Italia Salvini bullizza politicamente chi e come gli pare a favor di popolo e sotto omaggio di spiriti, anime, corpi, menti, braccia e bocche che si scoprono finalmente libere nel recar doni, fare offerte e levare osanna al Capitano.

Quindi Salvini lo può fare, ma perché lo fa, perché ruspa Conte, Di Maio e chi gli pare, ogni giorno? Perché cerca la lite. La somma e grande lite che ponga fine al governo che c’è. Ma non oggi, non subito. Non per andare a elezioni politiche il 29 settembre, tanto meno in autunno.

Salvini ha un problema: non può andare ad elezioni, non può andare a chiedere il voto contro se stesso. Non può andare ad una sua classica e vincente campagna elettorale se la Lega è al governo. Per andare al voto serve a Salvini un nemico da indicare all’elettorato, un nemico che sia il governo di qualcun altro. Un governo di qualcun altro che blocca la flat tax, un governo di qualcun altro cui accollare il fatto che in estate porti chiusi ma migranti arrivati a migliaia, un governo di qualcun altro che sia un governo che nel suo stesso nascere ed esistere tradisce la volontà popolare.

E come si fa ad avere un governo così? Facendo la crisi di governo, del governo che c’è, in prossimità della legge di bilancio 2020, cioè a fine anno. Costringendo il capo dello Stato a dare l’incarico e il governo a qualcuno che traghetti, anzi si assuma la responsabilità dell’ Italia per circa sei mesi, da un novembre di crisi ad un aprile di elezioni. In quei sei mesi Salvini racconterà dell’Italia tradita, della pugnalata alle spalle, dei poteri forti, delle tasse in meno scippate agli italiani, del mondo demo-pluto-global-catto contro di lui e il popolo vero.

Salvini per fare il pieno di voti deve evitare di mettere la firma su una manovra di bilancio quale che sia ed evitare anche di gestire dal governo la crisi di governo. Gli serve una lite bella grossa la fui responsabilità da attribuire all’impossibilità di andare avanti con Conte e Di Maio. Per questo li ruspa, li asfalta. Con metodica calma. Perché la lite non gli serve ora, gli serve tra un centinaio di giorni.  

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