Sanremo di lotta e di governo: ugole, televoti e “sputtanati”

Perché Sanremo è Sanremo, d’accordo, ma quale sia l’elisir di lunga vita di uno spettacolo, sempre dato per morto e sempre regolarmente resuscitato, sfugge anche all’analisi dei tuttologi più aggiornati. Cui si sono aggiunti, per l’ultima edizione, ed è questa la novità, anche raffinati notisti politici. Solitamente impegnati a svelare i retroscena di Palazzo, si sono accorti che la scena sanremese è più rappresentativa, oltre che più civile, degli umori politici del Paese. La prima serata offerta da Morandi e compagnia ha incollato al televisore oltre 12 milioni di telespettatori. Milioni che hanno ascoltato l’editoriale in musica di Luca & Paolo, sulla gioiosa “macchina del fango” allestita per eliminare l’avversario politico. Davanti ai faccioni di Fini e Berlusconi imbalsamati sui megaschermi, le due Iene hanno cantato l’inno del festival, quel “Ti sputtanerò” che altri milioni stanno scaricando da Internet. “Ruby e cubi”, “tarlo e Montecarlo”, a suon di rime baciate e un po’ scontate, i cellulari italiani trillano le parole chiave degli scandali nazionali. Sono solo canzonette, ma nell’era dell’infotaiment, questa è vera informazione. “Niente satira, abbiamo descritto la realtà” si schermiscono Luca & Paolo.

Il direttore di Raiuno Mazza ha dovuto far buon viso a cattivo gioco: si è limitato a redarguire blandamente i due comici/cantanti (in prestito da Mediaset) ammonendoli di fare un po’ per uno, cioè prendere in giro anche l’opposizione. Forse ha già dimenticato che Fini è opposizione. Tuttavia l’ossessione per la par condicio ha contagiato ogni ramo dello scibile. E’ la politica la zavorra della musica leggera. Non tanto leggera però da sconfinare nell’inconsistenza: infatti è l’unico luogo dove l’appello all’unità degli italiani è diventato un felice tormentone. Laddove nella politica vera, Napolitano non sa più a che santo votarsi per convincere i politici, sempre quelli veri, a celebrare degnamente i 150 anni dell’Unità d’Italia. Meglio affidarsi all’eccentrico Tricarico e al mammut Cutugno che insieme rispolvereranno “L’Italiano” sul palco dell’Ariston.

E non è politica pura la messa in mora (non Lele), finalmente, del televoto? L’Antitrust, e Morandi l’ha subito recepito, ha deciso che dopo i ripetuti tentativi per ordinare quella materia era ora di fare sul serio. Sempre di legittimazione popolare si parla. Mi votano quindi ho ragione. Dove l’abbiamo sentito? I brogli non c’entrano, o almeno non solo loro. E’ il controllo dei mezzi tecnologici (la rete, i messaggi) che può far pendere la bilancia dove si vuole.

Per la serata di mercoledì il programma del festival prevede la presentazione dei giovani: tardi, però, dopo l’esibizione dei big, dicono che così saranno visti di più. Non si sfugge all’ospite d’onore americano: stavolta sarà Andy Garcia a essere presentato dalla coppia di ragazze più belle e chiacchierate (nel senso buono) d’Italia, Belen-Canalis. Dopo il burlesque di Dita Von Teese dell’anno scorso, a essere sdoganata in diretta nazionale sarà la pole-dance, la sexy-dance attorno a un palo. A Villa San Martino è stata sdoganata da quel dì, ma qui avrà lo spazio che merita, mille riflettori e non le luci suffuse e un po’ equivoche di un night-club in uno scantinato presidenziale. D’altra parte c’è già chi si batte per portare la pole dance alle Olimpiadi. Va da sé che aspiriamo a qualche medaglia pesante.

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