Santoro: “Su di me violenza, altro che mobbing”. Ma se resta o va via ancora non dice

«Come lo volete chiamare “mobbing”? Lo volete chiamare “violenza”?». È questa l’ultima frase lanciata da Michele Santoro per chiudere la tanto infuocata conferenza stampa organizzata per fare chiarezza sul suo futuro in Rai.

«Una cosa è lo scontro politico ed editoriale, altra cosa è lavorare in un’azienda che trama per metterti fuori gioco» ha detto Santoro. «Però – ha precisato – l’unica scelta è tra Annozero o l’accordo, terzium non datur. Non starò due anni chiuso in una stanza ad aspettare».

Santoro nel corso dell’incontro, presenti in sala anche Giorgio Van Straten, consigliere Rai, Antonio Di Bella, direttore di Rai3, Lucia Annunziata, già presidente Rai, Corradino Mineo, direttore di Rainews, non ha svelato con certezza quale sarà il suo futuro: «Ad aprile maggio della prossima stagione sono disponibile a restituire la libertà all’editore». «Non sono io che devo decidere, è l’azienda che deve decidere. Se il presidente Garimberti mi dice “rimani, fallo Annozero” io resto e ad aprile-maggio del prossimo anno vediamo anche insieme quali sono i programmi più giusti da fare, gli restituisco la “libertà editoriale”».

Altrimenti, «se non ce la fate a reggere questo fatto, perché non ce la fate, è inutile che scaricate su di me la situazione. Dite che insieme abbiamo trovato un accordo, io lo firmo e me ne vado». «Se cerco di far nascere qualcosa di nuovo, ecco che la sinistra inalbera il vessillo dell’esclusiva. Il cerchio diventa mortale». È uno dei passaggio più forti dell’intervento di Michele Santoro nella conferenza.

Quasi due ore di conferenza stampa, ricordiamo, organizzata per fare chiarezza sul suo futuro in Rai, nella quale però Santoro non ha sciolto il dubbio: va via o rimane? Tanti se, tanti ma, senza però prendere una posizione netta sul suo futuro.

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