ROMA – Aveva dichiarato che una parte della casa al Colosseo era stata acquistata ” a sua insaputa”. Con il clamore delle polemiche e le relative dimissioni aveva promesso di venderlo quell’appartamento. Infine Claudio Scajola, ricevuto un avviso di garanzia per finanziamento illecito dei partiti, ha sostenuto: “L’appartamento non l’ho venduto, io però in quella casa ci dormo soltanto”. Quell’immobile regalatogli per metà da Anemone sta diventando una maledizione. O forse è la magnifica vista sul Colosseo che sta facendo perdere un po’ di lucidità al ministro. Forse che non usare i servizi igienici o la cucina, o magari una sigaretta in terrazzo può davvero costituire un’attenuante?
Scajola giura di “non aver ricevuto nessun avviso di garanzia” e non “sa nulla di quanto battuto dalle agenzie di stampa” sfogandosi sul Corriere della Sera. Secondo l’Ansa invece sarebbe indagato per la casa con vista Colosseo. “Adesso lo sai?” ironizza Il Fatto Quotidiano (che per primo aveva sollevato il caso), giocando ovviamente sulla doppia inconsapevolezza di Scajola, ormai noto come “ministro a sua insaputa”.
Di quella casa, nel suo racconto fatto al telefono dalla Grecia (dove è in vacanza con la moglie) ha detto: “Non l’ho ancora venduta. Ma la casa di via del Fagutale è ancora in vendita. Io sono uscito da lì subito dopo aver dato le dimissioni…Sì è vero che poi ci sono ritornato. Sono stato via tre o quattro mesi. Poi, ultimamente, durante le trasferte a Roma sono rientrato. Ma solo a dormire. Del resto, dopo un anno e mezzo di indagini…”.
Scajola in una nota concordata con il suo legale Giorgio Perroni, spiega ancora: “Apprendo dalle agenzie che la procura di Roma ha aperto un fascicolo su una vicenda per la quale la procura di Perugia, dopo un anno e mezzo di indagini, non ha ritenuto di dovermi indagare. Attendo, comunque con la stessa serenità e la medesima riservatezza che hanno sinora contraddistinto il mio comportamento, che i magistrati romani portino a termine il loro lavoro, nella convinzione che verrà certamente chiarita la mia estraneità ai fatti”.
Secondo le notizie riportate dai giornali l’ex ministro dello Sviluppo economico sarebbe indagato dalla Procura di Roma per violazione della legge sul finanziamento illecito dei partiti politici. In particolare, il reato ipotizzato sarebbe quello di illecito finanziamento a un solo parlamentare. L’immobile in via del Fagutale, secondo l’ipotesi degli inquirenti, è stato pagato in parte, anche se l’ ex ministro sostiene di esserne stato all’oscuro, dall’imprenditore Diego Anemone, uno dei personaggi chiave dell’inchiesta sugli appalti del G8. Il fascicolo per questo “episodio”, continua l’Ansa, chiamerebbe in causa il solo Scajola. I magistrati di Roma hanno sviluppato le verifiche e le indagini, sulla base degli atti trasmessi dalla Procura di Perugia.
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