Sviluppo Economico, il ministero “torta”: tutti si prendono una fetta, Prestigiacomo, Brambilla, Fitto…

Sono passati più di tre mesi da quando Claudio Scajola lasciò l’incarico di ministro dello Sviluppo Economico. Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi lo ha “sostituito” con un incarico ad interim ma cosa succede al ministero? Pensiamolo come se fosse una torta, una torta che altri ministeri ed altri funzionari sono lì pronti ad accaparrarsi una fetta.

Come riporta il quotidiano La Stampa infatti si sta assistendo ad una sorta di smembramento del ministero. Per esempio dal forziere ministeriale è scomparsa una ricca fetta di torta, quella del Fas, il fondo per le aree sottosviluppate, che è passato sotto la giurisdizione del ministro Raffaele Fitto. Per ora il dipartimento per le politiche dello sviluppo resta lì dov’è, in via Veneto, ma totalmente depotenziato.

Non solo Fitto però. Altro esempio. Il Dipartimento per l’energia resta lì dov’è, con le sue competenze su elettricità, gas, petrolio, ma il nucleare, che doveva essere la scelta politica del governo in materia, dov’è? Tutto è bloccato, anche se il sottosegretario Stefano Scaglia, meno di venti giorni fa, ha assicurato che il governo porterà avanti tutte le procedure entro il 2013, come previsto. La materia, ai tempi di Scajola, era condivisa con la titolare dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo. Ora, scomparso Scajola, l’Ambiente si fa e la Prestigiacomo sta cercando di portare in porto almeno le nomine (che debbono essere condivise con il Mse) ai vertici dell’Agenzia per la sicurezza nucleare (Asn).

Non basta? Eccone un altro. Il direttore generale Gianluca Esposito non ha voluto aspettare ed è “salito sul carro” del ministro del Turismo Michela Brambilla, portando una dote di quasi 800 milioni per un piano di rilancio del turismo regionale. Il professor Esposito ha sbloccato così l’impasse in cui versava il ministero, «ma ha anche scatenato la guerra interna – racconta un burocrate ministeria a La Stampa – determinando un clima da anarchia».

Inoltre, quando è scoppiata la vertenza Fiat per Pomigliano, da mezza Italia si è alzata la protesta per «una mancanza di politica industriale». Bene: «Quella politica – dice Raffaele Bonanni, segretario della Cisl – è di fatto passata nelle mani di Tremonti e Sacconi. Le grandi vertenze, come Fiat o Telecom sono state condotte senza il Mse. Ora ci sono Termini Imerese, la Merloni, altre situazioni e così non si può più andare avanti».

«La situazione, francamente, è pesante – racconta ancora l’alto burocrate a La Stampa – tant’è che all’inizio di luglio i dirigenti del ministero hanno fatto un appello al Capo dello Stato affinché risolvesse la situazione». Ma la cosa è rimasta lettera morta e nel frattempo che arrivi un qualche tipo di intervento o soluzione, la torta ministeriale ha ancora diversi tranci da offrire.

Gestione cookie