Lo ha rifatto, non era una voce “dal sen fuggita” dal palco romano di San Giovanni… E’ invece una convinzione, ci crede davvero e quindi lo ha rifatto e ridetto: il governo del Pdl, il suo governo sconfiggerà il cancro. Solo che stavolta lo ha rifatto e ridetto a Torino e quindi l’impegno ha assunto carattere “territoriale”: “Sarà a Torino il Centro della Salute, quello che combatterà il cancro”.
Lo ha rifatto, l’aveva già fatto, è un’idea “comunicativa” che gli piace. Ha ridetto e riadattato la barzelletta-battuta sui “comunisti brutti e trasandati”. Era a Torino e quindi ha adattato il tutto a Mercedes Bresso: “E’ sempre arrabbiata perché la mattina, prima di truccarsi per la diretta tv, si guarda allo specchio”. Bersani e la Bindi si sono offesi molto, la Bresso un po’ meno, si è limitata a replicare: “Ma lui, prima di truccarsi, lui che si trucca, allo specchio si guarda?”.
Lo ha rifatto, lo ha ridetto: “Sono in forma smagliante, offensivo per me sentire parlare di successione, posso sfidare un giovane nei cento metri di corsa”. Lo ha rifatto e ridetto in un’intervista a La Stampa. E una tal professione di giovanilismo ha fatto impressione niente meno che a D’Alema.
E’ un Berlusconi scoppiettante quello degli ultimi giorni di campagna elettorale: botti e mortaretti. Si accendono ed esplodono in continuazione. Non è detto che frastornino e confondano, di certo attirano e monopolizzano l’attenzione delle tv, dei giornali, della stessa opposizione. Ma a guardare i fuochi di artificio si rischia di perdere la visuale del vero programma, perché un programma Berlusconi ce l’ha, eccome se ce l’ha.
Ben altro infatti ha ridetto, ben altro ha promesso di fare. Tra tre anni, nel 2013, Berlusconi vuole sottoporre agli italiani uno “schedone”. Elettorale e risolutivo. Berlusconi vuole che tra tre anni si voti non solo e soltanto per le nuove politiche ma per la nuova, e diversa, molto diversa Costituzione.
Articolo uno della nuova Costituzione: l’eletto dal popolo ha tutto il potere. Se l’eletto dal popolo si chiamerà Presidente della Repubblica o Primo ministro a Berlusconi interessa poco. Ha detto che lo farà decidere “al popolo dei gazebo, allo stesso modo in cui il popolo si pronunciò sulla scelta Popolo o partito della Libertà”. Non è una battuta quella del premier, ci crede davvero che il popolo si consulta e si esprime così.
Articolo due della nuova Costituzione: “la grande, grande, grande riforma della Giustizia”. Lo ha ridetto: “Questo è un paese dalla democrazia mutilata, pensate: noi facciamo una legge e i giudici la mandano alla Corte Costituzionale e la Corte la boccia”. Per evitare nel futuro simili “mutilazioni” i giudici della Corte non saranno più “di sinistra”. Soprattutto però non sarà più possibile che il potere politico sia limitato e controllato da altri poteri. Ci crede davvero Berlusconi che la democrazia sia fatta così: senza bilancia e contrappesi, questa è per lui la “democrazia vera”. Nella grande riforma della Giustizia poi si metterà mano alla “obbligatorietà della azione penale”. Oggi i magistrati sono almeno in teoria “obbligati” dalla legge a perseguire ogni tipo e modalità di reato di cui vengono a conoscenza. Domani, con la grande riforma, non sarà più così. Non potranno certo scegliere di testa loro, ci mancherebbe. Riceveranno direttive e indirizzi generali su quali reati perseguire. Direttive e indirizzi da chi? Ma dal governo ovviamente, cioè dal popolo tramite i suoi eletti.
A che servirà dunque lo “schedone” del 2013? Da qui a quella data Berlusconi ha dato istruzione ai suoi ministri e ai suoi parlamentari di varare e votare i “pezzi” della nuova Costituzione che vuole. Pezzi di Costituzione che saranno votati e varati a maggioranza, anche se le opposizioni faranno tempesta e barricata, peggio per loro. Poi, nel 2013, con lo “schedone” il popolo confermerà, votando con una scheda il Pdl e con le altre il Sì ai pezzi di nuova Costituzione.
E’ un progetto coerente e neanche segreto. Bersani va dicendo che Berlusconi è “nervoso”. In realtà è “stufo”. Stufo marcio delle regole che ci sono. Non gli basta vincere il campionato elettorale, vuole altro e di più. Puoi spiegargli, per parlare un linguaggio che gli è caro, che se il Milan vince il campionato non è poi che il Milan, in nome della vittoria, gestisce la Federazione degli arbitri e non è che il Milan diventa la Fifa, la Federazione del gioco del calcio. Puoi spiegargli che, per continuare a giocare, occorre che chi fa e fa rispettare le regole non può, non deve essere la squadra e la società campione. Puoi spiegarglielo con parole sue e Berlusconi non farà fatica a capire. Capisce benissimo ma lui è stanco di campionati, vuole altro. Lo vuole e ci crede. E’ un uomo, anzi un leader convinto e sicuro che la democrazia delle regole è stanca e bolsa. non recita, non finge, non esagera per la platea. E’ proprio in buona fede così: convinto e certo che sconfiggerà il cancro, che i comunisti sono brutti allo specchio, che Balotelli ha una faccia simpatica perché ha la “faccia milanista”, che altro potere oltre quello dell’eletto dal popolo non ci deve essere, che è giunta l’ora. Dice sul serio, fa sul serio. Non è uno show elettorale. Se mai c’è stato, il Berlusconi che “ci fa” non c’è più. Berlusconi “ci è”, è questa la novità.
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