Scontri di piazza, il governo studia l’arresto differito con prova telecamera

Anna Maria Cancellieri (Foto Lapresse)

ROMA – Scontri di piazza, il governo pensa all’arresto differito. Ovvero arresto “a freddo”, dopo attenta analisi delle prove fornite dalle telecamere. Anna Maria Cancellieri, ministro dell’Interno, sta pensando a strumenti straordinari per evitare la degenerazione degli scontri di piazza vista, episodio recente, il 14 novembre scorso a Roma. Arresto “differito”, quindi, e non solo in flagranza, ovvero il tipico strumento in mano alle forze dell’ordine.

Quando ci sono persone che partecipano a manifestazioni con caschi e passamontagna, ”l’arresto differito – ha spiegato il ministro – è uno strumento molto efficace che ha dato risposte positive negli stadi e pensiamo quindi di applicarlo”. Sul Daspo anche per i manifestanti, ha aggiunto, ”stiamo facendo una valutazione perché ci sono aspetti costituzionali da chiarire”.

Cosa è successo infatti finora? Che durante gli scontri con alcuni manifestanti i poliziotti procedessero ad arresti in flagranza. Ovvero, manette sul luogo e sul momento, a caldo. Uno strumento che però ha una controindicazione: con un contatto diretto si aizza, di fatto, lo scontro con i manifestanti. Ecco allora che il governo pensa all’arresto “differito”, ovvero lo strumento che si usa contro i violenti negli stadi. Durante la manifestazione la polizia resterebbe “a distanza” vigilando però sull’ordine pubblico. Per le manette si aspettano le immagini delle telecamere, le testimonianze. Fino ad oggi infatti, in mancanza di flagranza, i poliziotti non possono arrestare autonomamente, ma hanno bisogno di apposita autorizzazione della magistratura. Nella procedura “ordinaria”, quindi, si usa il fermo e il giudice solitamente decide per l’obbligo di firma, come successo per gli arrestati del 14 novembre.

Con l’arresto differito invece la polizia ha la possibilità di guardare le immagini e procedere, nel caso, con le manette. Anche a distanza di giorni.

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