ROMA – Stefania Giannini definisce squadristi i suoi contestatori, quelli che a Bologna le hanno tirato le uova e va avanti: “La rivoluzione scuola si fa”. Parole, quelle del ministro dell’Istruzione che arrivano in un’intervista a Repubblica:
“Mi hanno insultata, parolacce irripetibili. Non mi hanno permesso di parlare, in un luogo pensato per discutere: una Festa dell’Unità. Erano disinteressati ad ascoltare quello che avevo da dire. Come li vuole chiamare, quei cinquanta di Bologna. Squadristi. Insegno linguistica da tempo e non trovo altro termine. Sono stata aggredita da cinquanta squadristi. Vivaddio, solo verbalmente”.
Giannini afferma che le hanno urlato contro “slogan senza tempo, che potevano essere adattati, indifferentemente, a cinque, dieci, quindici anni fa. ‘No alla privatizzazione’, ma noi non privatizziamo niente. ‘No ai soldi alle paritarie’, ma noi non diamo soldi alle scuole paritarie. Una signora mi urlava: ‘Vogliamo la formazione’. Ma è quello che stiamo facendo, di grazia. La negazione della verità si era trasformata in una contestazione surreale”.
Aggiunge poi che “le urla antidemocratiche non mi fermano”, pertanto continuerà a presentare il ddl ‘la Buona scuola’ in giro per l’Italia.
Secondo Giannini, anche “il sindacato si è arroccato su posizioni che non guardano al merito. Il mio non è un pregiudizio, è un giudizio”. Quanto alle modifiche che si stanno decidendo in commissione, afferma che il governo è d’accordo con i cambiamenti che migliorino la Buona scuola, che in ogni caso a “metà giugno” sarà legge.