ROMA- Aventino a singhiozzo in Senato, poi lo strappo del Movimento 5 Stelle. All’inizio le opposizioni erano uscite dall’Aula e poi erano rientrate. Ma non tutte. Rimasta fuori la Lega, Sel e M5s hanno promesso di uscire al primo intoppo. E alla fine i grillini sono usciti: ad annunciarlo è il capogruppo Vito Petrocelli che sottolinea come il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi abbia incontrato le altre opposizioni ma non abbia “voluto” vedere i 5S. “Questa era l’ultima cosa che potevamo tollerare, Renzi si gingilli pure con i suoi tweet”.
Non solo, il capogruppo grillino è andato oltre, annunciando che per il momento i senatori M5s non parteciperanno ai lavori parlamentari: “Non parteciperemo mai più ai lavori sul ddl riforme: nel momento in cui oggi è stata annullata l’ipotesi di un Senato elettivo ci concentreremo sulle questioni sostanziali” del Paese.
Anche la Lega, che già era rimasta fuori, ha detto che per ora non intende partecipare ai lavori in Aula, anche se le posizioni dei leghisti sembrano al momento meno intransigenti di quelle dei 5 Stelle.
Per mettere fine alla crisi Matteo Renzi, in un pranzo a Palazzo Chigi con i capigruppo di maggioranza ha concordato ad aprire a modifiche alla riforma del Senato sull’immunità e sulla platea per eleggere il Capo dello Stato a fronte di un’apertura delle opposizioni a venire meno all’ostruzionismo in Aula. Renzi vorrebbe veder chiuse le votazioni sull’articolo 2 entro venerdì notte.
La giornata inizia subito come era finita quella di ieri: a alta tensione. Pietro Grasso annuncia sanzioni dopo i disordini. Lega Nord,M5s e Sel rispondono: così abbandoniamo l’Aula. La protesta dura più o meno fino alle 13 (il tempo di cancellare un altro migliaio di emendamenti con il cosiddetto canguro) poi, su invito di Grasso, le Sel e M5s tornano in Aula, anche se la tensione resta alta. La Lega, invece, sceglie di rimanere fuori mandando la sola Patrizia Bisinella a osservare i lavori.
Il Senato riprende la discussione sulle riforme dopo il caos con cui si è chiusa la seduta del 31 luglio: una senatrice di Ncd, Laura Bianconi in ospedale per una sospetta lussazione e un senatore della Lega, Nunziante Consilio, portato via dall’Aula dopo un malore.
La tensione in Aula resta però altissima anche perché il presidente Pietro Grasso, dopo le accuse piovute sia dal Pd sia dalle opposizioni, promette sanzioni durissime nei confronti di chi ha causato i disordini.
A far capire l’aria che tira è proprio Grasso che, replicando a un intervento del senatore della Lega Giacomo Stucchi, annuncia una sorta di tolleranza zero:
“Ho tollerato fin troppo, la mia gestione sarà giudicata non certamente con queste modalità. Non accetto più allusioni e insulti alla conduzione della presidenza, da tutti. Al primo accenno, farò un richiamo all’ordine, cui ne seguiranno altri, dopo di che ci sarà l’espulsione dall’aula”.
Poco prima Grasso aveva letto le decisioni del Consiglio di presidenza dopo gli incidenti di ieri:
“I senatori delle Lega hanno causato e disordini impedendo i lavori dell’Assemblea” con una “condotta inaccettabile”, che “mina la dignità del Senato. Simili comportamenti non saranno più consentiti”
Quindi l’annuncio dell’arrivo di sanzioni dure:
“Il Consiglio di presidenza ha stabilito di incaricare i tre senatori questori di verificare le responsabilità individuali di chi ha fisicamente impedito agli assistenti parlamentari di dare esecuzione alle direttive del presidente e dei questori per poi informare il Consiglio di presidenza” che provvederà a “irrogare le più gravi sanzioni previste dal regolamento”.
Immediata la replica di Lega e M5s che minacciano di lasciare l’Aula. A parlare per primo è il senatore della Lega Nord Sergio Divina
“O ci venite a dire che si cambia registro, o non partecipiamo più ai lavori, non si è mai visto procedere a riforme costituzionali con questa violenza” che si sta affrontando come un “regolamento di condominio”.
Alla protesta si unisce anche Sel che con il capogruppo Loredana De Petris annuncia:
“Lasciamo i lavori perché non sono garantite le condizioni per un confronto democratico. Grasso mi ha tolto la parola come relatrice di minoranza, un fatto gravissimo inaccettabile”
Attorno alle 13 le opposizioni sono rientrate in Aula accogliendo l’invito del presidente Pietro Grasso, che durante la pausa ha contattato i capigruppo per chiedere che tornassero a partecipare ai lavori. Il rientro di Grasso in Aula è stato seguito così da quello delle opposizioni. “Per le riforme c’è bisogno del contributo di tutti”, ha sottolineato Grasso
Foto Ansa
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