ROMA – Taglio del 25% al compenso complessivo ”a qualsiasi titolo determinato” per tutti i manager pubblici che non rientrano nel tetto dei circa 300mila euro (trattamento economico del primo presidente della Cassazione) previsto dal Salva-Italia. Lo prevede un emendamento al Decreto del Fare approvato dalle commissioni Affari costituzionali e Bilancio del Senato. L’emendamento, era stato prima soppresso a larghissima maggioranza dalle commissioni Bilancio e Affari costituzionali provocando l’ira del governo che, attraverso il ministro Franceschini, aveva detto che “il governo non può rinunciare al taglio del 25%”.
Il via libera all’emendamento è arrivato dopo un lungo braccio di ferro tra governo e maggioranza. Il testo alla fine è stato presentato dai capigruppo di maggioranza (Pd, Pdl e Scelta civica) con una deroga votata all’unanimità dalle commissioni ai regolamenti parlamentari, che prevedono che siano solo governo o relatori a poter presentare proposte di modifica una volta scaduti i termini per la presentazione di emendamenti.
Nel testo approvato si legge che ”nelle società direttamente o indirettamente controllate dalle pubbliche amministrazioni ” che ”emettono esclusivamente strumenti finanziari, diversi dalle azioni, quotati nei mercati regolamentati, nonché nelle società dalle stese controllate ” il compenso per l’amministratore delegato e il presidente del consiglio di amministrazione ‘‘non può essere stabilito e corrisposto in misura superiore al 75% del trattamento economico complessivo a qualsiasi titolo determinato, compreso quello per eventuali rapporti di lavoro con la medesima società, nel corso del mandato antecedente al rinnovo ”.
Per le società che emettono titoli azionari, e per le loro controllate, è necessario che la proposta di remunerazione dei manager, che deve rispettare lo stesso criterio, sia approvata dall’assemblea degli azionisti e ”l’azionista di controllo pubblico e’ tenuto ad esprimere assenso alla proposta ”. Le nuove disposizioni si applicheranno ”limitatamente al primo rinnovo ” dall’entrata in vigore della legge di conversione del decreto ”ovvero, qualora si sia già provveduto al rinnovo, ai compensi ancora da determinare ovvero da determinare in via definitiva ”.
Non si applicano invece se ”nei dodici mesi antecedenti ” siano state adottate ”riduzioni dei compensi dell’amministratore delegato o del presidente del consiglio di amministrazione almeno pari a quelle previste ” dalle nuove norme. Taglio del 25% al compenso complessivo ”a qualsiasi titolo determinato” per tutti i manager pubblici che non rientrano nel tetto dei circa 300mila euro (trattamento economico del primo presidente della Cassazione) previsto dal Salva-Italia.