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Sentenza europea su ergastolo. Gasparri: sono sconcertato, favorisce il crimine

Maurizio Gasparri
Sentenza europea su ergastolo. Gasparri:(nella foto) sono sconcertato, favorisce il crimine

EOMA- “Leggeremo la sentenza europea sull’ergastolo in Italia. Ma sono sconcertato da una decisione che ignora la necessaria fermezza nella lotta alla mafia. Questione che non riguarda solo l’Italia ma tutti. I governi di centrodestra in Italia hanno rafforzato tutte le norme antimafia, confische, 41 bis e altro. I risultati sono stati positivi per l’affermazione della legalità. La sentenza europea, se ne rendano conto, favorisce il crimine. E questo va detto con chiarezza. Chi decide cose simili va contrastato con durezza”. 

E’ il commento del senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri , che si dice scocertato dopo che la Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) ha respinto il ricorso dell’Italia sul tema dell’ergastolo ostativo.

La sentenza è stata il risultato del ricorso presentato alla Corte del detenuto per mafia Marcello Viola,  in carcere dall’inizio degli anni ’90 anni per associazione mafiosa, omicidio, rapimento e detenzione d’armi.

Con il suo verdetto la Corte chiede all’Italia di riformare la norma sull’ergastolo ostativo- che secondo la giurisprudenza della Corte viola l’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti umani– e di pagare le spese legali sostenute da Viola, quantificate in seimila euro.

La legge italiana sull’ergastolo duro oggi impedisce al condannato di usufruire di benefici sulla pena se non collabora con la giustizia e Marcello Viola si è finora rifiutato di collaborare con la giustizia motivo per cui gli sono stati rifiutati due permessi premio e la libertà condizionale. Ora invece, dopo la sentenza di Strasburgo, i condannati all’ergastolo duro, pena prevista per terroristi e mafiosi, potranno avere benefici come permessi premio e la libertà condizionale anche se non hanno dato la loro collaborazione alla giustizia

Saranno quindi consentiti benefici per i condannati ad una pena che prevede appunto l’ergastolo duro, come terroristi o mafiosi. 

La Corte ha motivato la sentenza affermando il principio secondo cui lo Stato non può imporre il carcere a vita ai condannati solo sulla base del fatto che non vogliano collaborare con la giustizia perché la mancanza di collaborazione potrebbe ad esempio dipendere dalla paura di mettere in pericolo la propria vita o quella dei propri cari.

E  -sempre secondo la sentenza -mentre la mancata collaborazione non significherebbe necessariamente non essere pentito o essere ancora in contatto con le organizzazioni criminali e quindi essere ancora  pericoloso per la società, la collaborazione con la giustizia non sarebbe sempre risultato di pentimento e di fine dei contatti con le organizzazioni criminali.

L’Italia, nel suo ricorso, aveva spiegato la specificità criminale del nostro Paese, la pericolosità delle mafie come Cosa nostra, Camorra, ‘Ndrangheta e aveva motivato la ragione delle norme rigide sull’ergastolo spiegando che esse riguardano solo alcuni reati molto gravi, come mafia, terrorismo, pedo-pornografia, e consentono una strategia severa contro chi, aderendo a un’organizzazione mafiosa o terroristica, si pone l’obiettivo di destabilizzare lo Stato.

Ergastolo ostativo significa “fine della pena mai”, è regolato dall’articolo 4 bis dell’ordinamento penitenziario e stabilisce che le persone condannate per alcuni reati di particolare gravità, ad esempio mafia o terrorismo, non possano avere “benefici penitenziari”- come permessi premio- né misure alternative alla detenzione- come la libertà condizionale. Per potere usufruire dei benefici penitenziari e alle misure alternative alla detenzione si deve collaborare con la giustizia.

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