Sergio Cofferati e Andrea Contini, minacce di morte prima delle primarie

di Redazione Blitz
Pubblicato il 15 Gennaio 2015 - 09:54 OLTRE 6 MESI FA
Primarie Pd Liguria, minacce di morte a Andrea Contini e Sergio Cofferati

Primarie Pd Liguria, minacce di morte a Andrea Contini e Sergio Cofferati

GENOVA – Primarie Pd sempre più velenose in Liguria. Dopo la controversa vittoria di Raffaella Paita e le relative denunce di brogli arrivano anche le minacce di morte. A denunciarle è il vice di Sergio Cofferati, il candidato sconfitto, Andrea Contini.

Quest’ultimo si è presentato alla Digos con tre lettere che, racconta, gli sono state recapitate negli ultimi due mesi: la prima 60 giorni fa, l’ultima nel sabato immediatamente precedente la consultazione.

E in quelle lettere ci sarebbero minacce di morte neppure troppo velate: “Prima tocca a te, poi a lui”. E non ci vuole una scienza nell’intuire che dietro a quel “lui” ci sarebbe proprio Cofferati. Anche perché in una delle buste c’era una foto scarabocchiata proprio di Cofferati.

E non ci sono solo le minacce. C’è un Cofferati che ha detto chiaro e tondo di non riconoscere il risultato delle elezioni, che si è rivolto ai garanti e che minaccia un ricorso in Procura dopo il riconteggio. Perché in queste primarie ci sono diversi conti che non tornano. Sembrano avere votato in tanti, troppi, non liguri. Hanno votato in massa i cinesi, per esempio. Per carità, quelli residenti e regolari ne hanno diritto, ma è certamente un’anomalia visto che la comunità cinese non è di norma nota per il suo attivismo politico. Hanno votato in massa, in un altro collegio anche i marocchini.

E poi c’è il caso Riesi. Tantissimi i votanti originari di questo paese di 11mila anime. Che però non si trova in Liguria ma in Sicilia, in provincia di Caltanissetta. Una “curiostità” finita sul tavolo della Dia. E ovviamente dei garanti, gli stessi che entro domani sono chiamati a tirare le prime conclusioni sulla regolarità o meno della consultazione. Comunque, per il Pd, una brutta figura. Che lascia il partito lacerato e obbliga, ancora una volta,a  riflettere sullo strumento primarie.