GENOVA – Sergio Cofferati ha deciso di sfidare Raffaella Paita e il suo sponsor Claudio Burlando e si candiderà alle primarie del Pd per la scelta del suo candidato alla carica di presidente della Regione Liguria.
L’annuncio è stato dato da Cofferati ai giornalisti, subito prima di un incontro pubblico, sabato 8 novembre 2014, in un tempio della tradizione di Genova, il teatro Carlo Felice. Ha usato termini molto duri, da taglio netto col passato anche del suo partito:
“Mi candido, è chiaro che la storia di questa regione è finita. Pensare di proporre aggiustamenti per cose che si sono incrinate sarebbe clamoroso. Bisogna avere il coraggio di cambiare. Immaginare che il cambiamento possa essere prodotto da chi aveva responsabilità in precedenza, è fuori luogo”.
Cofferati, riferisce Emanuele Rossi sul Secolo XIX, ha fatto
“trasparire la possibilità di un ticket con Federico Berruti: «È prematuro parlare dei ruoli ma spero che Berruti, che stimo, possa affiancarmi in questa avventura. Vorrei costruire con lui una proposta programmatica». «Non è vero che sono stato adottato da Genova, ma io ho scelto liberamente di vivere qui, ho qui la famiglia, risiedo qui e sono un cittadino ligure a tutti gli effetti», ha aggiunto”.
In conferenza stampa Cofferati non ha mai nominato gli avversari:
“In riferimento al presidente del Municipio Genova Centro Ovest Franco Marenco ha detto: «Uno che poco più di un mese fa ha scritto lettere ai suoi concittadini di voler finire il mandato amministrativo, dopo poco ha cambiato idea. Ci vuole coerenza. Il riferimento è all’annuncio fatto ieri da Raffaella Paita, candidata alle primarie Pd, che ha affermato: «Se i liguri mi sceglieranno alle primarie Franco Marenco sarà vicepresidente della Regione Liguria».
Dal punto di vista programmatico, Cofferati ritiene che «la cultura sia un elemento fondamentale del rilancio produttivo della regione. Il lavoro va messo al centro». «Vanno anche difese le aziende – ha aggiunto – che hanno ricadute e valore di innovazione». Ha fatto riferimento alla Piaggio di Albenga e ha affermato: «È stata salvata dall’ostinazione della Cgil di Albenga affiancata dal sindacato nazionale, così come avvenuto per Fincantieri di Riva e Sestri Ponente».
Per quanto riguarda Erzelli «non può fare la fine che sta facendo: non si può parlare di innovazione e poi accettare un simile scenario».
E ancora: «La Regione rischia molto non solo per ragioni materiali ma perché a rischio la coesione sociale».
Infine, ha parlato del reddito di cittadinanza, dicendo che «la Regione può provare a sperimentarlo».
Venerdì Sergio Cofferati ha anticipato la decisione al segretario regionale del Pd Giovanni Lunardon e al segretario genovese del partito, Alessandro Terrile e ha anche definito i confini della sua campagna elettorale, sempre a quanto riferisce Emanuele Rossi sul Secolo XIX: Sergio Cofferati,
“eurodeputato del Pd, ex segretario della Cgil ed ex sindaco di Bologna non vuole che sia una campagna tutta giocata su temi nazionali, lo scontro sul lavoro tra sindacato e Renzi. «Concentriamoci sulla Liguria»”.
Nei giorni precedenti Sergio Cofferati aveva esposto una analisi precisa e ben centrata della crisi nella crisi nazionale che tormenta Genova e la Liguria :
“Il modello economico ligure è in crisi verticale, perché lo schema di qualche decennio fa, che vedeva nel superamento dell’industria primaria e della sua sostituzione con attività a forte contenuto tecnologico e forte capacità di innovazione, si è oggettivamente arenato. Dunque bisogna ripensare non soltanto ai pur gravi problemi idrogeologici, che hanno rappresentato il dramma di questi ultimi tempi, ma ancora prima il tema complessivo del lavoro e dei luoghi in cui il lavoro si incardina, siano essi quelli industriali o siano essi quelli dei servizi”.
La scelta rivela il tratto pragmatico e non ingabbiato da pregiudizi ideologici di Cofferati: punta il focus sui problemi, meglio sarebbe dire drammi, della regione e sfuma i contrasti che lacerano il Pd a livello nazionale, tra i quali giganteggia lo scontro la Matteo Renzi e la Cgil che fu di Cofferati epoche fa.
La cronaca di Emanuele Rossi prosegue, offrendo uno spaccato preoccupante del provincialismo che soffoca Genova e i territori non da ieri e non solo in politica e anche un assaggio del livello di Raffaella Paita di una parte del Pd ligure:
“La decisione dell’ex sindaco di Bologna è arrivata al termine di una giornata convulsa, tra colpi di scena, mal di pancia interni e candidature “choc” che durano quanto un volo di farfalla.
Prima ancora di saperlo, Raffaella Paita passa subito al contropiede. E piazza “virtualmente” sulla poltrona di vicepresidente della Regione nel prossimo quinquennio uno come Franco Marenco.
«Lancio il ticket», dice l’assessore in mezzo ai camalli della Compagnia unica, scelta non casuale di luogo iconico tanto del lavoro quanto della sinistra. E così ecco spuntare Marenco: quarantenne, presidente del municipio Centro-Ovest (Sampierdarena e San Teodoro), laureatosi ingegnere, poi però camallo (come il padre) e infine in politica.
Cuperliano, sostenitore di Giovanni Lunardon all’ultimo congresso. Passato poi con Paita, dopo aver detto “no” all’ingresso nella giunta comunale, scelta che adesso in tanti nel partito vedranno sotto un’altra luce.
Paita e Marenco, sorridenti, non risparmiano frecciatine a Cofferati: «Questa è la sinistra che intendo io – dice l’assessore, reduce dalla visita di Renzi a Villanova – in mezzo ai lavoratori e non ai salotti». «In due abbiamo quasi la sua età – sorride Marenco (un po’ ingeneroso, Cofferati ne ha 66) – sei mesi fa lo abbiamo sostenuto nella sua campagna per l’Europarlamento e adesso non posso certo pensare che rappresenti il rinnovamento di questo partito».
Insistono molto sulla carta generazionale e “popolare”, i due: «Siamo nati ai bordi di periferia», dice Paita. Sulla data delle primarie, però, Marenco la pensava come i segretari Pd Lunardon e Terrile: «Per me era meglio farle più in là. Ma c’è una decisione del partito e la accettiamo».
Nella foga, Paita si lancia anche oltre e dice che «C’è un dialogo aperto con Area Dem, (la corrente renziana che fa riferimento al ministro Franceschini), le nostre posizioni sono vicine e posso dire che li terrò in considerazione nella mia squadra». Ecco un altro tassello a posto. Peccato però che l’uscita della candidata abbia fatto saltare sulla sedia più d’uno tra i suoi stretti sostenitori.
E peccato anche che gli “Area dem”, componente che in Liguria conta l’assessore regionale Pippo Rossetti ma anche il ministro Roberta Pinotti o l’ex vicepresidente della Regione Massimiliano Costa, sia tutt’altro che un “blocco” compatto.
E che, soprattutto, Sergio Cofferati a livello nazionale ne faccia parte, anche se in posizione defilata.
Ma se le “truppe” della Paita non sono ancora tutte schierate, non si può dire che nel campo avversario ci sia uno scenario ben definito.
Intanto, Cofferati scenderà in campo solo sabato, ma sta già organizzando la campagna. Il semplice evocare il suo nome però ha già fatto uscire dall’isolamento e rientrare nel campo delle primarie i civatiani di Luca Pastorino e della collega europarlamentare Renata Briano.
Oggi saranno ad ascoltarlo, insieme a esponenti di Sel e della Lista Doria. Tra i suoi sostenitori, poi, si può inserire un peso massimo della Regione come Claudio Montaldo.
Ma la scelta di Cofferati, dopo mesi di melina e nomi bruciati (dal ministro Andrea Orlando a Francesca Balzani allo stesso Lunardon) nonostante venga considerato unanimemente un nome di alto profilo, non ha entusiasmato parecchi, tra coloro che si oppongono al fronte Burlando-Paita. In particolare i renziani savonesi e genovesi che avrebbero sostenuto il sindaco di Savona Federico Berruti.
E se Mario Tullo, pur avendo firmato l’appello per Cofferati, è rimasto contrariato dalle modalità della scelta, anche il suo collega deputato Lorenzo Basso non sarebbe entusiasta. A un certo punto si è diffusa la voce di una “terza via”, con l’entrata in scena a sorpresa di Sara Di Paolo. Renziana della prima ora, responsabile economica della segreteria di Giovanni Lunardon, anche lei, come Marenco, a lungo indicata come nuovo assessore della giunta Doria nel rimpasto che non c’è mai stato.
Ma alla fine si è rivelato un fuoco di paglia: «Una candidatura non si improvvisa»”.
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