ROMA – Sergio Costa è il ministro dell’Ambiente del governo Conte bis. Il ministro M5s è stato confermato al dicastero che gli era stato affidato anche nel precedente governo giallo-verde con la Lega.
Costa, napoletano, 60 anni, generale di brigata dell’Arma dei carabinieri, ricordato soprattutto per aver guidato, all’inizio degli anni Duemila, la sua indagine più famosa: quella sui rifiuti tossici interrati dal clan dei Casalesi nella cosiddetta Terra dei Fuochi, la piana agricola del Casertano al confine con Napoli. All’epoca era comandante regionale della Forestale in Campania.
Sposato e con due figli, laureato in Scienze Agrarie, con un master in Diritto dell’ambiente, era entrato nel Corpo Forestale poi, nel 2017, accorpato all’Arma. Costa si è occupato anche delle discariche abusive nel Parco del Vesuvio e ha condotto indagini sul traffico internazionale dei rifiuti, in collaborazione con la Direzione nazionale antimafia.
Da ministro ha subito chiarito che l’Ambiente sarebbe “uscito dall’angolo” per avere un ruolo centrale per far crescere il cittadino e dare l’opportunità al paese di diventare ancora più grande e aveva elencato le tante sfide da affrontare: clima, economia circolare, beni comuni, lotta alle ecomafie. Quindi ha lanciato la campagna #plasticfree, per abolire l’uso della plastica usa e getta dal ministero e coinvolgendo altri enti pubblici ma anche privati.
Poi ha promosso la battaglia ai rifiuti spingendo per il riciclo. Ha preteso il rispetto delle prescrizioni ambientali per l’Ilva di Taranto. Il delicatissimo dossier sul deposito nazionale delle scorie nucleari, che condivide con il ministero dello Sviluppo, non riesce ancora ad andare avanti. (Fonte ANSA)