Sergio Mattarella, discorso di fine anno. “Il problema numero uno resta il lavoro”

di redazione Blitz
Pubblicato il 31 Dicembre 2016 - 20:40 OLTRE 6 MESI FA
Sergio Mattarella, discorso di fine anno. La diretta

Sergio Mattarella, discorso di fine anno. La diretta

ROMA – “Il problema numero uno del Paese resta il lavoro”. Così Sergio Mattarella ha salutato gli italiani nel consueto messaggio di fine anno. Già dalle prove si annunciava un discorso originale. Breve, pacato ma senza tralasciare nessuno dei temi concreti che hanno attraversato l’Italia in questo 2016.

Per la prima volta il presidente della Repubblica utilizza il salottino del Belvedere inferiore, al piano inferiore del Torrino, la cui vista spettacolare viene esibita a volte agli ospiti stranieri per pranzi ufficiali di piccole delegazioni. E’ anche la prima volta che il Quirinale, sui suoi profili social, diffonde le foto delle prove del discorso, girate dalla Rai. A poche ore dal tradizionale saluto agli italiani il Capo dello Stato ha limato il suo discorso con parole di ottimismo ed estremo realismo.

Innanzitutto Mattarella ha spiegato agli italiani che per andare al voto “occorre che vi siano regole elettorali chiare e adeguate perché gli elettori possano esprimere, con efficacia, la loro volontà e questa trovi realmente applicazione nel Parlamento che si elegge. Queste regole, oggi, non ci sono: al momento esiste, per la Camera, una legge fortemente maggioritaria e, per il Senato, una legge del tutto proporzionale”.

Il problema numero uno del Paese – ha detto – resta il lavoro“. “Nonostante l’aumento degli occupati – ha detto – sono ancora troppe le persone a cui il lavoro manca da tempo, o non è sufficiente per assicurare una vita dignitosa. Non potremo sentirci appagati finché il lavoro, con la sua giusta retribuzione, non consentirà a tutti di sentirsi pienamente cittadini”. “Combattere la disoccupazione e, con essa, la povertà di tante famiglie – ha proseguito Mattarella – è un obiettivo da perseguire con decisione. Questo è il primo orizzonte del bene comune”. “Abbiamo, tra di noi – ha detto ancora il Presidente della Repubblica – fratture da prevenire o da ricomporre. Tra il Nord del Paese e un Sud che è in affanno. Tra città e aree interne. Tra centri e periferie. Tra occupati e disoccupati. Barriere e difficoltà dividono anche il lavoro maschile da quello femminile, penalizzando, tuttora, le donne”. “Far crescere la coesione del nostro Paese – ha concluso – vuol dire renderlo più forte. Diseguaglianze, marginalità, insicurezza di alcuni luoghi minano le stesse possibilità di sviluppo”.

“Ho visitato, anche quest’anno, numerosi territori, ho incontrato tante donne e tanti uomini. Ho conosciuto le loro esperienze, ho ascoltato le loro speranze, le loro esigenze”.

“Un pensiero di sostegno – ha detto – va rivolto ai nostri concittadini colpiti dal terremoto, che hanno perduto familiari, case, ricordi cui erano legati. Non devono perdere la speranza”. “L’augurio più autentico – aggiunge – è assicurare che la vita delle loro collettività continui o riprenda sollecitamente. Ovunque, nelle scuole, nei luoghi di lavoro, nel ritrovarsi insieme. Ricostruiremo quei paesi così belli e carichi di storia. Ci siamo ritrovati tutti nel sostegno alle popolazioni colpite e nell’apprezzamento per la prontezza e l’efficacia dei soccorsi. Alla Protezione Civile, ai Vigili del Fuoco, alle Forze di Polizia, ai nostri militari, ai tanti volontari – sottolinea – esprimo la riconoscenza del Paese. Il loro operato è oggetto dell’ammirazione internazionale”.

“Esprimo – ha detto il capo dello Stato – un sentimento di vicinanza ai familiari di quanti hanno perso la vita per eventi traumatici; tra questi le tante, troppe, vittime di infortuni sul lavoro“.

Le difficoltà, le sofferenze di tante persone vanno ascoltate, e condivise. Vi sono domande sociali, vecchie e nuove, decisive per la vita di tante persone. Riguardano le lunghe liste di attesa e le difficoltà di curare le malattie, anche quelle rare; l’assistenza in famiglia agli anziani non autosufficienti; il sostegno ai disabili; le carenze dei servizi pubblici di trasporto. Non ci devono essere cittadini di serie B. Sarebbe un grave errore sottovalutare le ansie diffuse nella società”.

La corruzione, l’evasione consapevole degli obblighi fiscali e contributivi, le diverse forme di illegalità vanno contrastate con fermezza“. “Il senso diffuso di comunità – ha detto il Capo dello Stato – costituisce la forza principale dell’Italia, anche rispetto alle tante difficoltà che abbiamo di fronte. La comunità, peraltro, va costruita, giorno per giorno, nella realtà”. “Essere comunità di vita – ha osservato – significa condividere alcuni valori fondamentali. Questi vanno praticati e testimoniati. Anzitutto da chi ha la responsabilità di rappresentare il popolo, a ogni livello. Non vi sarà rafforzamento della nostra società senza uno sviluppo della coscienza civica e senza una rinnovata etica dei doveri. La corruzione, l’evasione consapevole degli obblighi fiscali e contributivi, le diverse forme di illegalità – ha concluso – vanno contrastate con fermezza”.

L’equazione immigrato uguale terrorista è ingiusta e inaccettabile, ma devono essere posti in essere tutti gli sforzi e le misure di sicurezza per impedire che, nel nostro Paese, si radichino presenze minacciose o predicatori di morte”. “Anche nell’anno trascorso le nostre Forze dell’ordine e i nostri Servizi di informazione hanno operato con serietà e competenza perché, in Italia, si possa vivere in sicurezza”.

“Molti di voi studiano o lavorano in altri Paesi d’Europa. Questa, spesso, è una grande opportunità. Ma deve essere una scelta libera. Se si è costretti a lasciare l’Italia per mancanza di occasioni, si è di fronte a una patologia, cui bisogna porre rimedio. I giovani che decidono di farlo meritano, sempre, rispetto e sostegno“.

“Il web è uno strumento che consente di dare a tutti la possibilità di una libera espressione e di ampliare le proprie conoscenze. Internet è stata, e continua a essere, una grande rivoluzione democratica, che va preservata e difesa da chi vorrebbe trasformarla in un ring permanente, dove verità e falsificazione finiscono per confondersi”.