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“Siam pronti alla vita” non va bene ai nostalgici della morte. Santanché, Meloni…

di Emiliano Condò |4 Maggio 2015 12:39

“Siam pronti alla vita” non va bene ai nostalgici della morte. Santanché, Meloni…

TORINO – Erano bambini e hanno cantato l’Inno di Mameli con una piccola variante: “Siam pronti alla vita” invece di “siam pronti alla morte”. Chi ha deciso così, forse ingenuamente, deve aver pensato due cose: uno che una cinquantina di bambini a urlare di essere pronti alla morte non erano un bello spettacolo, due che trattandosi di bambini una minimale modifica al testo di Goffredo Mameli sarebbe stata tollerata e accolta con un sorriso.

E invece non è andata così. Perché sull’esibizione dei Piccoli Cantori di Milano diretti da Laura Marcora all’inaugurazione dell’Expo c’è stato chi ha avuto da ridire. C’è stata quella che Alberto Mattioli in un trafiletto su La Stampa definisce una “polemica surreale”. Ed è difficile dargli torto.

Il tempo di registrare la variante e le agenzie hanno iniziato a ribattere le dichiarazioni dei puristi dell’Inno diventati per l’occasione nostalgici della morte. Ha iniziato Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia con un tweet scandalizzato sul presunto impazzimento di chi aveva ordinato la profanazione. Ha continuato Daniela Santanché con un “evergreen”: “L’Inno non si tocca”. Ma i nostalgici non sono solo a destra. Se l’è presa a male anche qualcuno del Pd. Nella fattispecie  Dario Ginefra perché, testuale, secondo lui cambiare le parole dell’inno  è come sostituire nel biberon “il latte con la Coca-cola”. C’è addirittura chi ci ha visto una sorta di regia occulta. Ovvero Lucio Malan che ha trovato il modo di prendersela con il premier ricordando che l’Inno “è di tutti e non di Renzi”

I Piccoli Cantori di Milano, per fortuna, sono mediamente troppo piccoli per leggere su agenzia e giornali di tutto questo.

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