Sicurezza, Salvini: “Sindaci in disaccordo si dimettano”. Sala: “Così non va, rivedere la legge”

Sicurezza, Salvini chiede dimissioni sindaci. Sala: legge da rivedere
Sicurezza, Salvini: “Sindaci in disaccordo si dimettano”. Sala: “Così non va, rivedere la legge” (Foto Ansa)

ROMA – I sindaci “ribelli” si dimettano. Queste le durissime parole di Matteo Salvini, ministro dell’Interno, ai sindaci che come Leoluca Orlando e Luigi De Magistris hanno apertamente criticato i limiti del decreto sicurezza. Intanto sempre più sindaci sottolineano la difficoltà di applicare il decreto così come è stato scritto, con il primo cittadino di Milano Giuseppe Sala che ha commentato: “Il ministro ci ascolti e riveda il decreto, così non va”.

Salvini ha intimato ai sindaci di applicare il decreto: “Io non mollo. Se c’è qualche sindaco che non è d’accordo si dimetta. Orlando e De Magistris dimettetevi. Non applicate il decreto sicurezza? Fate i sindaci e fate il vostro lavoro”.

A chiedere un passo indietro è il sindaco Sala, che ha commentato: “Ministro Salvini, ci ascolti e riveda il decreto sicurezza, così non va! Noi sindaci avevamo richiesto, anche attraverso l’Anci, di ascoltare la nostra opinione su alcuni punti critici ed è necessario valutare impatto sociale ed economico del provvedimento”.

Sala ritiene ad esempio che si debba intervenire “ampliando i casi speciali e garantendo la stessa tutela della protezione internazionale ai nuclei familiari vulnerabili, anche attraverso lo Sprar, oggi escluso dal decreto sicurezza per i richiedenti asilo”, ha aggiunto. Secondo il sindaco Sala “occorre inoltre valutare l’impatto sociale ed economico del decreto per le nostre città, già in difficoltà a causa di una legge di bilancio che ci ha tolto risorse nella parte corrente – ha concluso -, più persone saranno per strada senza vitto e alloggio, più saranno i casi di cui noi sindaci dovremo prenderci cura. Ministro, ci ripensi”. 

Orlando intanto incalza il ministro dell’Interno: “E’ la prova che Salvini non ha capito niente e che viviamo in mondi diversi. Io sto agendo da sindaco”. Critico anche Sergio Giordani, sindaco di Padova: “Se dal Viminale non arriva una risposta affermativa alle reiterate richieste di confronto di Anci, per noi sindaci sarà inevitabile valutare tutti i modi per mitigare gli effetti negativi sul territorio di norme sbagliate dal sapore propagandistico. Come sindaci abbiamo il dovere di difendere le nostre comunità dalle inevitabili conseguenze di un provvedimento sbagliato. Avremo centinaia di irregolari per le strade delle nostre città, persone che fino ad oggi erano in un percorso monitorato e controllato di inserimento. Appare probabilissimo che così facendo molte saranno spinte direttamente nelle mani della criminalità organizzata aumentando l’insicurezza e dando un duro colpo all’inclusione sociale”.

Secondo Giordani, con questo ‘scenario’, “i Comuni e i cittadini dovranno farsi carico di questa ‘bomba sociale’ senza che il governo fornisca risorse aggiuntive e reali strumenti d’intervento, ma anzi con la difficoltà di avere a che fare con schiere di veri e propri ‘fantasmi’ nemmeno censiti all’anagrafe”. “Non è questione politica, io – conclude Giordani – sono un sindaco espressione di forze civiche e bado solo alla Costituzione e a cosa è meglio per la mia gente”. 

Il sindaco M5s di Livorno, Filippo Nogarin, si dice pronto ad applicarlo: “Il decreto sicurezza è tutt’altro che una buona legge. Ci sono aspetti che non mi convincono da un punto di vista politico ed etico e altri che ritengo siano difficilmente applicabili da un punto di vista amministrativo. Ma una cosa è certa: noi siamo abituati a rispettare le leggi, quindi non chiederò ai miei dirigenti di ignorarle”.

Per Nogarin si pone il problema della incostituzionalità: “Se questa norma dovesse essere giudicata incostituzionale, ne prenderò atto, ma fino a quel momento, in quanto rappresentante di un’istituzione, è mio dovere applicarla. A Livorno è emerso che i potenziali problemi saranno fortunatamente circoscritti a una decina di persone. Non lasceremo che finiscano su una strada e stiamo studiando il modo per garantire loro un’assistenza minima, al pari delle persone che vivono in condizione di difficoltà sul nostro territorio”.

Ma la disobbedienza a una legge dello Stato da parte di un sindaco è una cosa complessa, come spiegato da Andrea Soddu, sindaco di Nuovo, che ha dichiarato guerra al decreto sicurezza. “Disobbedire a una legge dello Stato è una cosa complessa perché investe anche la responsabilità dei dirigenti degli uffici comunali. Se dipendesse solo da me io disubbidirei domani mattina a questo decreto anticostituzionale e disumano. Sto con Leoluca Orlando e gli altri sindaci che hanno aperto la fronda contro il decreto. E’ un provvedimento che viola la Convenzione europea dei diritti dell’uomo, tutte le convenzioni dei richiedenti asilo e la nostra stessa Costituzione. Chiedo anch’io un tavolo col Governo affinché si apra il dialogo e si torni al buon senso. Se non sarà possibile, in qualità di sindaco e di coordinatore del Cal Sardegna, sarò in prima fila per ricorrere alla Corte Costituzionale contro il dl”. 

Per il primo cittadino di Nuoro, “chiedere ai sindaci di non continuare a concedere la residenza ai migranti con regolare permesso di soggiorno, oltre a non essere umano, crea molti più problemi di sicurezza perché queste persone andrebbero in strada”. 

 

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