Sindacati, i bilanci: Uil in attivo, Cgil quasi in pari, Cisl in rosso

Sindacati, i bilanci: Uil in attivo, Cgil quasi in pari, Cisl in rosso
Sindacati, i bilanci: Uil in attivo, Cgil quasi in pari, Cisl in rosso (LaPresse)

ROMA – I bilanci di Cgil, Cisl e Uil non scoppiano di salute, secondo un’inchiesta del Messaggero che continua a fare i conti in tasca ai tre maggiori sindacati confederati italiani, trascurando il sindacato di destra, l’Ugl.

Scrive Andrea Bassi, partendo dalla Cigl, che in realtà presenta nell’ultimo bilancio pubblicato un piccolo attivo di 38 mila euro:

Nel 2012, ultimo bilancio disponibile, dichiara di aver incassato 24,7 milioni, di cui 23,4 milioni per il tesseramento dei suoi iscritti. Sull’ultima riga del bilancio la Cgil è riuscita ad iscrivere anche un piccolo «nero», un utile di 38.454 euro. Una bella fiatata dopo che il bilancio precedente era stato chiuso con un passivo di oltre 800 mila euro.

La Cisl invece ha i conti in rosso:

Negli ultimi cinque anni, dal 2008 al 2012, è riuscita a bruciare quasi cinque milioni di euro. Solo l’ultimo rendiconto si è chiuso con un passivo di 1,13 milioni di euro.
Dalle tessere il sindacato guidato da Raffaele Bonanni incassa 19,7 milioni, ma solo per il personale spende ogni anno poco meno di 7 milioni di euro.

La Uil ha il bilancio più in salute di tutti.

I conti del sindacato guidato da Luigi Angeletti negli ultimi due anni hanno fatto segnare utili complessivi tra i 500 mila e i 600 mila euro, frutto di proventi da tesseramento attorno ai 26 milioni di euro l’anno.

I sindacati funzionano come una holding, scrive Bassi

La «sindacato spa» deve essere immaginata come una holding. In cima alla piramide c’è la capogruppo, la Confederazione. Poi ci sono le federazioni, come per esempio la Fiom, e poi le strutture regionali e provinciali. La ragnatela, insomma, è molto fitta. E complessa. Il problema è che questa sorta di holding non redige un bilancio consolidato, ossia non mette insieme incassi e spese delle federazioni e delle articolazioni territoriali.

[…] La principale fonte di finanziamento dei sindacati sono le trattenute associative fatte dai datori di lavoro sulle buste paga e dall’Inps sui pensionati. Di quanti soldi si tratta? «Si tratta», spiega ancora Cazzola, «mediamente di 100-120 euro l’anno per un lavoratore dipendente e di 50-60 euro l’anno per un pensionato». A voler fare un calcolo della serva, solo per la Cgil che ha 2,5 milioni di lavoratori iscritti e 3 milioni di pensionati, si tratterebbe di 350-400 milioni di euro.

Holding con un patrimonio complessivo di un miliardo e probabilmente, secondo quanto scrive Bassi, anche di più

Le stime più recenti, comunque, dicono che il flusso dei soldi che va dall’Inps verso i sindacati per le quote associative è di circa 370 milioni di euro l’anno, ai quali si aggiungono altri 600 milioni dei versamenti delle imprese secondo le stime più prudenti.
A conti fatti, insomma, solo da questa voce i sindacati incasserebbero all’incirca un miliardo di euro. C’è poi il discorso dei «distacchi» e dei permessi sindacali. Secondo una cifra un po’ datata, che risale al 1995, il costo per le casse dello Stato di questa voce ammontava a 200 milioni di euro attuali.

E poi c’è il patrimonio immobiliare

Ma c’è anche un’altra vera ricchezza in mano ai sindacati e della quale si sa molto poco, il patrimonio immobiliare. «I sindacati», dice ancora Cazzola, «sono associazioni di fatto, dunque il loro bilancio non ha rilievo nei confronti dei terzi, chi risponde è il legale rappresentante». Questo significa che «il poderoso patrimonio immobiliare è in mano a società nelle quali le sigle sindacali non figurano tra i soci, ma che sono intestate a persone di fiducia».

«Il patrimonio immobiliare», spiega Cazzola, «ci ha messo decenni a formarsi e consolidarsi. Nel 1969», ricorda l’ex esponente della Fiom, «triplicammo i nostri iscritti e si decise di investire molto in immobili. Fu così per tutti e ovunque. Ricordo che Bruno Trentin si innamorò di una villa sul Trasimeno».

Gestione cookie