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Siti per adulti, proposta Pillon per blocco automatico: “Richiesta scritta per toglierlo”

ROMA – La norma per bloccare i contenuti per adulti su Internet.

La proposta è del senatore leghista Simone Pillon noto per le sue posizioni cattoliche e conservatrici ed è stata inserita nel decreto Giustizia approvato con la fiducia alla Camera.

Pillon è tra i fautori del Family Day. La sua norma rischia di privare gli italiani di uno dei contenuti che più cercano su internet: il po**o.

L’emendamento approvato e inserito dalla Lega come articolo 7 bis prevede infatti che i contenuti pornografici e violenti vengano bloccati in automatico su qualsiasi collegamento a internet.

Scrive il Corriere della Sera citato da Leggo: “I contratti di fornitura nei servizi di comunicazione elettronica  devono prevedere tra i servizi preattivati sistemi di parental control”.

Si tratta di un

“filtro di contenuti inappropriati per i minori e di blocco a contenuti riservati ad un pubblico di età superiore agli anni 18”.

“Questi servizi devono essere gratuiti e disattivabili solo su richiesta del consumatore titolare del contratto”.

Questo significa che con i dispositivi connessi a internet non si potrà più accedere a contenuti per adulti in automatico.

Per disattivare il blocco, l’utente titolare adulto del contratto dovrà farne richiesta.

E così, dopo la  quarantena forzata per via del Covid-19, come hanno ironizzato molti arriva la norma del Governo che toglie la possibilità di usufruire della cosa più ricercata su Internet dagli italiani.

 Secondo Pillon, questa norma è pensata per tutelare i bambini che possono accedere a contenuti violenti dal computer o dallo smartphone dei genitori.

Blocco all’accesso ai siti per adulti: dubbi su applicabilità 

Come già accaduto all’estero, se questa norma venisse approvata è di difficile applicabilità.

All’estero ci hanno provato ma è andata male  anche per la difficoltà di definire esattamente quali sono i contenuti inappropriati e quali non lo sono.

Il capogruppo della Lega Massimiliano Romeo difende però il collega Pillon, e specifica: nessuna censura.

Come funziona il filtro anti-cinema per adulti

Il filtro funziona attraverso una app gratuita e preinstallata su smartphone e tablet.

La password sarà consegnata al titolare del contratto che potrà bloccare, sbloccare o disinstallare il filtro.

Il Pd si è intanto detto contrario al blocco automatico ed ha chiesto e ottenuto dal Governo che si torni sulla questione nei prossimi giorni.

 Andrea Lisi del Fatto Quotidiano spiega altre ragioni che porteranno all’inapplicabilità di questo art.7-bis.

L’articolo è contenuto nel disegno di legge di conversione del decreto-legge 28 del 2020, quello che proroga al 1° settembre 2020 il termine a partire dal quale la riforma della disciplina delle intercettazioni troverà applicazione.

La ratio alla base dell’articolo, secondo Lisi 

“risiederebbe nella necessità di proteggere in maniera automatica e paternalistica i minori dalla fruizione di contenuti ‘inappropriati'”.

Minori protetti dagli operatori di telefonia

A proteggere i minori ci si affiderebbe 

“Agli operatori di telefonia, di reti televisive e di comunicazioni elettroniche il delicatissimo compito di stabilire cosa è ‘appropriato’ per un pubblico adulto e cosa, di conseguenza, non lo è per i minori di età”.

“Appare immediatamente chiaro, dunque, che il rischio di una censura preventiva è altissimo”.

“Altrettanto evidenti risultano essere i profili di incostituzionalità di una disposizione normativa del genere, peraltro già bocciata in altri ordinamenti democratici, come UK e Usa”.

“L’emendamento proposto, inoltre, finisce col delegare le responsabilità educative, finora affidate a genitori e insegnanti, agli operatori e gestori di piattaforme attraverso i quali è possibile accedere alla fruizione di contenuti on line”.

Lisi nota anche una debolezza tecnico-giuridica della procedura

“Non è chiaro, infatti, attraverso quale sistema di autenticazione si dovrà accertare l’età dell’utente, anche perché – è giusto ricordarlo – filtri del genere possono essere facilmente aggirati”.

Ad agirarli sono

“proprio [quegli] utenti digitalmente “smaliziati”, come spesso sono i minori di 18 anni (molto abili – spesso più di genitori e insegnanti – a utilizzare la tecnologia, ma non educati a un uso corretto e consapevole della stessa, come del resto tanti adulti)”.

Ancora Lisi

“Sstrumenti di parental control sono presenti ormai da diversi anni sui dispositivi come le tv per le quali, tra l’altro, esistono già normative di settore a tutela dei minori e in realtà sono anche messi a disposizione da diversi operatori di comunicazione elettronica (provider e motori di ricerca)”.

“Tuttavia, molto spesso, i genitori non conoscono questi strumenti, non sanno come attivarli o lo fanno paradossalmente con l’assistenza dei figli minori” (fonte: Leggo, Il Corriere della Sera, Il Fatto Quotidiano).

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